MARIO BOVENZI
Cronaca

Chiude la Cartoleria sociale Ferrara, ultimo capitolo di una favola: "Qui non entra più nessuno"

Aperta nel 1881, si spegne un simbolo della città. L’amarezza dei titolari marito e moglie "L’incasso? Due o tre euro al giorno. Abbiamo ricevuto lo sfratto, a settembre andiamo via"

Ferrara, 21 giugno 2024 – È una pubblicità. Sul foglio bianco, i caratteri un po’ obliqui come quelli che lascia una stilografica, si legge: "Grande assortimento". Poi un elenco, ci sono gli oggetti di cancelleria, libri da messa in qualunque rilegatura, carta da musica. Ancora, semi e foglie per fiori artificiali. Inchiostro, d’ogni genere si precisa. In bottiglie e in fusto. 1881-2024, si apre e si chiude una parentesi, un colpo di scure su quella che fino all’altro giorno era una bella favola, ora solo lacrime che fanno fatica a trattenere Giorgio Voghenzi, 77 anni, e la moglie Anita Stocchetti che preferisce non dire l’età, perché è una donna e perché all’improvviso se li sente tutti quegli anni, il pensiero che tra pochi giorni darà l’ultimo giro di chiave ad un mondo, tre generazioni, bambini che escono tenendosi stretto il diario, brillantini colorati che una cliente si affanna a scegliere. "Ma ci vuole la colla?", si ostina a chiedere. Giorgio e Anita mano nella mano per una vita dietro il bancone della Cartoleria sociale. A settembre si chiude. "Non c’è più niente da fare", dice lui, gli occhi lucidi. "E’ inevitabile", aggiunge la moglie che ancora non ci crede. La crisi, i gusti che cambiano perché ormai quaderni e matite si comprano in blocco in un plastificato scaffale del centro commerciale, gelate gallerie negli sbuffi d’aria finta, acquisti condizionati dall’ultima pubblicità con una modella di cui nessuno più ricorda il nome. "L’incasso? Due o tre euro al giorno, a volte nemmeno un soldo. In una giornata intera non entra nessuno, più nessuno", racconta Anita, erede di una dinastia che si è succeduta dietro la casa, i tasti cromati, un’altra data incisa, il 1889. Sembra quella di un saloon.

Giorgio Voghenzi, 77 anni, mostra un antico cartellone pubblicitario
Giorgio Voghenzi, 77 anni, mostra un antico cartellone pubblicitario

Il primo della sua famiglia a entrare nel mercato degli astucci e dei libri scontati fu suo nonno. Si chiamava Antonio Stocchetti, era il 1927. Poi arrivò suo padre, sorrisi nella vetrina smaltata di verde, giacca e cravatta, Un orgoglio. "Ha continuato a lavorare qui fino all’età di 87 anni, il profumo della carta per lui era vita", ricorda. Non entra più nessuno da quella porta. "In alcuni periodi abbiamo fatto fatica a pagare 800 euro d’affitto, poi ci siamo messi in pari", ma non è bastato. Hanno ricevuto lo sfratto, la data è quella di settembre. Il mese delle scuole, il suono della campanella, studenti che sfogliano pagine bianche di un quaderno, pensando che ci scriveranno belle cose. Giorgio e Anita non ci saranno, i loro sorrisi solo per la nipote. "Come ci dispiace".