Sono passati quasi 44 anni da quando Giuseppe Impastato, detto Peppino, giornalista, scrittore e attivista, venne ucciso dalla mafia: era il 9 maggio 1978. Nato a Cinisi nel 1948, in una famiglia vicina a Cosa Nostra, venne cacciato di casa dal padre ancora adolescente, a causa delle sue attività politico-culturali di sinistra apertamente antimafia. Nel 1977 fondò una radio libera e autofinanziata, Radio Aut: ben presto la radio divenne mezzo di denuncia dei crimini e dei delitti mafiosi, in particolar modo quelli del capomafia Gaetano Badalamenti, detto Tano.
La sua trasmissione si chiamava Onda pazza a Mafiopoli, ‘trasmissione satiro-schizo-politica sui problemi locali’, come si legge nel Centro Siciliano di Documentazione Giuseppe Impastato. Nel 1978 si candidò con Democrazia Proletaria alle elezioni comunali di maggio a Cinisi, ma venne assassinato, su mandato dello stesso Gaetano Badalamenti, la notte tra l’8 e il 9 maggio, senza mai sapere che quelle elezioni in realtà le aveva vinte. Per molto tempo l’omicidio di Peppino da parte di Cosa nostra venne tenuto nascosto e, dopo la scoperta di una lettera in casa della zia, il caso venne archiviato come suicidio. Ci sono voluti 10 anni prima che l’inchiesta venisse riaperta: i responsabili vennero riconosciuti ufficialmente solo nel 2002.
La storia di Peppino diventa così un simbolo della libertà di parola, difesa dall’Articolo 21 della nostra Costituzione: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione". Il 9 maggio 1979 il Centro Siciliano di Documentazione organizzò la prima manifestazione nazionale contro la mafia, a cui parteciparono 2000 persone provenienti da tutto il Paese. Sono tante, oltre a Peppino, le vittime della mafia che ogni anno vengono ricordate il 21 marzo dall’Associazione Libera che festeggia la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Da giovedì 23 settembre 2010 a Ferrara è stata dedicata una via a Peppino Impastato come "simbolo concreto della volontà condivisa di combattere sempre e comunque tutte le forme di criminalità".