Argenta (Ferrara), 14 febbraio 2024 – Dall’omicidio del giudice Paolo Borsellino a presunte combine a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 per assegnare scudetti ‘pilotati’, dal consumo di droga nel contesto legato al Napoli calcio ai suoi rapporti con tanti calciatori della formazione partenopea. C’è stato un po’ di tutto nella breve udienza andata in scena in Corte d’Assise a Cosenza nel processo a carico di Isabella Internò, unica imputata per l’omicidio del calciatore argentano Denis Bergamini, avvenuto il 18 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico. A deporre un solo testimone della difesa, in un’escussione a distanza in videoconferenza da una stazione dei carabinieri di Napoli, Pietro Pugliese. L’altra testimone prevista, sempre della difesa, Emanuela Turillazzi, ha presentato certificato medico. Pugliese, ex collaboratore di giustizia e killer della camorra (ha scontato una pena di 22 anni e mezzo in carcere perché condannato come esecutore o partecipe di 5 omicidi), ha preferito non presentarsi di persona in aula chiedendo di poter essere escusso a distanza perché "temo per la mia incolumità".
L’uomo ha raccontato la sua militanza nel direttivo dei gruppi organizzati della tifoseria partenopea e la sua vicinanza a tanti giocatori azzurri "Sono stato al matrimonio di Maradona a Buenos Aires, Claudia, la sua futura moglie, mi invitò perché li aiutai a recuperare cinque orologi di Diego che erano stati rubato in una rapina in una banca a Napoli". Nelle sue divagazioni anche la strage di Via D’Amelio e la fine della sua collaborazione con la giustizia. "Avevo saputo che Borsellino era stato ucciso perché voleva favorire la legge sui collaboratori di giustizia – ha detto Pugliese –. Poi, però, ho fatto un passo indietro e ho smesso di collaborare, non volevo più far parte di un sistema che aveva favorito la morte di Borsellino". Quindi la droga e le partite combinate con gli interessi a doppio filo tra il Napoli e il Milan "Lo scudetto del 1987-1988 venne vinto dal Milan grazie a quelle dinamiche".
Poi, finalmente, il caso Bergamini. "Abruzzese e altre persone in carcere a Castrovillari mi hanno parlato dell’omicidio Bergamini, perché di omicidio si tratta. Sapevo di partite combinate anche a Cosenza ma Denis era una persona per bene e non c’entrava niente con queste cose, anzi lui non voleva averci niente a che fare e per questo è stato ucciso". A queste affermazioni è stata la presidente della Corte Paola Lucente ad incalzarlo chiedendogli chi, nello specifico, gli avesse fatto queste rivelazioni. Pugliese si è però trincerato dietro i suoi timori: "Non dico di più, sanno dove sono e possono uccidermi quando vogliono. A fine udienza dure le parole dell’avvocato Fabio Anselmo: "Il testimone di oggi ha detto di tutto. La sua credibilità è nulla". Donata Bergamini, sorella di Denis, ha parlato su Facebook della presenza all’ingresso del tribunale del cugino dell’imputata. "Anche oggi,ad aspettarmi all’entrata col suo sguardo beffardo c’è Dino Pippo Interno – scrive –. Non può più essere un caso. Questo è un messaggio che il tribunale mi vuole lanciare. Troppe volte ci siamo lamentati della sua presenza all’entrata dove devo passare io e tutti i testimoni".