Ferrara, 25 settembre 2022 - "Se lo scenario non cambia tra gennaio e febbraio saremo costretti a fermarci e a consegnare le chiavi al prefetto", è il grido d’allarme lanciato da Biagio Missanelli, presidente Fism Ferrara, l’associazione che coordina le scuole dell’infanzia paritarie. Si tratta di 52 strutture gestite da parrocchie, comitati formati da genitori, cooperative sociali, in un caso da una fondazione. Nidi e scuole dell’infanzia che aprono le porte a centinaia di bambini e che hanno visto nell’arco di una manciata di mesi lievitare in maniera frenetica i costi. Il gas è aumentato del 50%, analogo salto per la luce. L’acqua è cresciuta del 10%. Poi vanno messi nel paniere anche i prezzi dei generi alimentari, la maggior parte di queste scuole ha mense interne con un cuoco che va ogni mattina a comprare pane, pasta, frutta e verdura. Missanelli è amareggiato.
"Il rischio di chiudere i battenti nei prossimi mesi è concreto, andrebbe così perduto un patrimonio didattico ed educativo. Un biglietto da visita per la nostra provincia. Lo Stato, le istituzioni devono intervenire. Non è possibile che questa ricchezza per le famiglie venga in un certo senso considerata marginale, con la scusa di essere etichettate come private. Noi, per i servizi che facciamo, siamo invece a tutti gli effetti scuole popolari. Siamo vicini alla gente, siamo vicini alle famiglie". I segnali di un mondo che rischia di spegnersi vanno cercati anche nel passato. Nella nostra provincia nell’arco di 6 anni le strutture sono scese da 80 a 52. Hanno spento le luci scuole che erano un simbolo per il territorio. "E non sono state chiuse per la mancanza di bambini, anzi", riprende. Triste l’elenco. Il Barco si è arreso. Stessa sorte per Ravalle e Comacchio, analogo destino per Berra attiva sul territorio da 110 anni. Una parentesi amara per il mondo della didattica. Sarà un autunno difficile. La maggior parte degli edifici sono molto grandi, spesso a due piani, con muri spessi e a forte dispersione. Il consumo per il riscaldamento sarà molto alto. E le buone pratiche rappresentano solo un palliativo. "Alcuni istituti faranno vestire di più i bambini – spiega –, altri spegneranno magari il riscaldamento la sera per poi accenderlo la mattina. Ma dobbiamo tenere presente che si tratta di bambini appunto, gli ambienti devono essere riscaldati in modo adeguato. Stiamo adottando politiche sostenibili, nel segno del risparmio. Ma si tratta di briciole a fronte dei costi insostenibili". Costi che sono chiamati a pagare le parrocchie, i comitati dei genitori.
"Il conto – conclude – arriverà tra qualche mese, non possiamo chiedere alle famiglie di indebitarsi. Stiamo già facendo raccolte fondi per sostenerci, alcuni saranno costretti ad aumentare le rette. Ma chi gestisce gli istituti si troverà davanti alte cifre da pagare quando i debiti saranno già accumulati. In questa situazione già delicatissima va retribuito il personale, c ’è la manutenzione delle strutture. Una situazione insostenibile che mette a rischio un sistema che è un baluardo per le famiglie. Un sistema popolare e solidaristico. Un esemp io, abbiamo accolto alcuni bambini provenienti dall’Ucraina. Anche quest’anno vogliono frequentare le scuole e noi li ospitiamo gratuitamente, è nostro dovere. E adesso siamo qui a lottare per la nostra sopravvivenza, lo Stato deve aiutarci".