Ferrara, 3 giugno 2023 – Paolo Carcoforo, direttore dell’Unità operativa complessa di Chirurgia 2 del Sant’Anna, è stato nominato nei giorni scorsi ‘maestro in chirurgia della tiroide’. La scelta, del consiglio direttivo Siuec, è legata ai particolari meriti clinici, scientifici e organizzativi, aspetti nei quali il professore si è distinto. Contribuendo così, recita l’attestato di nomina, alla crescita della chirurgia endocrina. Da sempre impegnato nell’attività clinica e di ricerca negli ambiti chirurgico generale e chirurgico oncologico, con risvolti clinici anche nel trattamento dei pazienti anziani o fragili, Carcoforo, 61 anni e 20 d’esperienza nella chirurgia endocrina, ha effettuato in questo campo più di mille interventi. Un riconoscimento del suo lavoro e di una vita con il camice bianco.
Viene attestato il merito di chi ha lunga esperienza, capacità sia dal punto di vista scientifico sia organizzativo. Ne parli.
"Ho applicato metodologie all’avanguardia nell’ospedale di Cona con una serie di obiettivi. Tra questi, in primis migliorare l’efficacia degli interventi, allungare la vita del paziente e nello stesso tempo migliorarne la qualità".
La tecnologia sta facendo passi da gigante, con interventi sempre meno invasivi.
"Nel settore in cui lavoro, quello della chirurgia endocrina, come del resto sta avvenendo da tempo in tutti i settori della medicina, sta facendo continui progressi. Uno di questi è sicuramente l’avvento dei robot, che ci consentono di essere sempre più precisi. In pratica operiamo ad una consolle, con quello che è a tutti gli effetti un joystick, per tradurre una leva di comando. Grazie ad uno di questi robot possiamo togliere la tiroide senza praticare il taglio al collo ma intervenendo da un’ascella. Questo si traduce in una maggiore precisione nell’intervento che non va incidere sull’estetica della donna che si sottopone all’operazione. Tradotto, si migliora la qualità della vita della paziente",
A Cona già fate questo tipo di interventi?
"La nuova strumentazione arriverà tra l’estate e l’autunno. E così noi potremmo iniziare ad applicarla. Un orgoglio per il Sant’Anna".
Chirurgo, perché?
"Una passione fin da piccolo, che si è concretizzata negli anni. Sentivo che era la mia professione, quello che volevo fare. Ci sono riuscito, per questo mi ritengo fortunato"
Sacrifici?
"Ci vuole molta abnegazione, tanto il tempo della vita che dedichi a questa professione. Sono stato negli Stati Uniti, la nostra è una missione fatta di un aggiornamento continuo. Che cerchiamo di diffondere e di trasmettere attraverso corsi che trattano le metodiche innovative, metodiche sempre meno invasive".