FEDERICO DI BISCEGLIE
Cronaca

"Calvano e Zappaterra?. Superare le due fazioni. Io, candidata per unire"

A suo modo è una candidatura incendiaria. Che rompe gli equilibri. D’altra parte è questo uno dei suoi obiettivi. Parola...

A suo modo è una candidatura incendiaria. Che rompe gli equilibri. D’altra parte è questo uno dei suoi obiettivi. Parola...

A suo modo è una candidatura incendiaria. Che rompe gli equilibri. D’altra parte è questo uno dei suoi obiettivi. Parola...

A suo modo è una candidatura incendiaria. Che rompe gli equilibri. D’altra parte è questo uno dei suoi obiettivi. Parola d’ordine: "Discontinuità, ma con la volontà di dare una nuova unità al partito". Giada Zerbini, bibliotecaria, laureata in storia e 37 primavere alle spalle si candida a guidare il Pd comunale. E, sulle colonne del Carlino, anticipa alcune linee che la guideranno nella campagna congressuale.

Zerbini, il partito a livello comunale non attraversa un periodo facile. Come nasce questa idea di volerlo guidare?

"Bisognava che qualcuno gettasse il cuore oltre l’ostacolo. Bisogna sparigliare le carte muovendoci in netta discontinuità rispetto al passato, partendo da un serio lavoro di autocritica che non è mai stato fatto realmente. E questo ci ha portati ad allontanarci dalle persone".

Cos’è successo al Pd?

"Sono successe tante cose, ma la più grave è senz’altro quella di non essere stato capace di ascoltare la città. Si è avviluppato su sé stesso senza esprimere una vera alternativa che ci ha portati a perdere due volte consecutive le elezioni amministrative. Un errore imperdonabile per un partito che si definisce democratico".

Non c’è stata la volontà o la capacità di ascoltare le persone?

"Un po’ entrambe le componenti. Per anni il Pd si è accontentato di guardarsi l’ombelico senza essere in grado di formulare una proposta convincente, in grado di accogliere le istanze delle persone. Bisogna uscire una volta per tutte dalla insopportabile contrapposizione tra Calvano e Zappaterra e delle fazioni che fanno capo ai due. Non è ammissibile, gli elettori non desiderano questo e sono stanchi di giochini, sotterfugi e maldicenze incrociate. Io comunque, voglio unire e non dividere".

Come se lo immagina il Pd sotto la sua egida?

"Dialogante, aperto a innesti esterni e capace di intessere relazioni con gli altri partiti del centrosinistra. Dal Movimento 5 Stelle ad Azione. Soprattutto, deve cambiare nel profondo anche l’assetto organizzativo. Ci vuole in qualche modo un percorso di profondo cambiamento".

E con il livello provinciale del partito come si immagina il rapporto?

"Il partito non può agire a compartimenti stagni. Il livello provinciale deve essere sempre integrato a tutti i livelli. Non solo a livello provinciale, ma anche allargandoci ad altre province: dialogando con Bologna e Ravenna. Insomma, aprire il partito il più possibile".

Il Pd tornerà a essere capace di assecondare la voce dei ferraresi?

"La mia speranza è questa: me lo sono posta come obiettivo. Non so se emergeranno altre candidature ma, nel caso, sarò ben contenta di confrontarmi con altri che aspirano alla guida del partito".

Federico Di Bisceglie