Si è aperta e chiusa in pochi minuti l’udienza in corte d’Assise per l’omicidio di Solomon Okocha, imbianchino nigeriano incensurato di 33 anni trovato morto lungo l’Adriatica con in pancia quasi mezzo chilo di eroina. Per quel decesso è a giudizio il connazionale Victor Chukwuyekwu Obileme (assistito dall’avvocato Giovanni Sorgato). L’imputato è accusato di aver commissionato il carico di droga alla vittima e di non averlo soccorso quando ha iniziato a sentirsi male per la rottura di uno degli ovuli che trasportava. A imprimere uno ‘stop’ tecnico al processo è stata l’assenza della traduzione di un atto, passaggio necessario in quanto in aula è emerso che Obileme non comprende correttamente l’italiano e ha bisogno di essere assistito da un interprete. Alla luce di questa necessità, la corte d’Assise ha disposto il rinvio degli atti al gup per ovviare a questo disguido. Dopodiché, il processo potrà riprendere.
Secondo il quadro accusatorio, Obileme avrebbe incaricato Okocha di trasportare 466 grammi di eroina suddivisa in 39 ovuli da Torino a Ferrara (sostanza che si sarebbe ‘trasformata’ in oltre 7.500 dosi da smerciare nelle piazze di spaccio). Il 10 marzo 2020 il 33enne ingerisce la droga e il giorno dopo arriva in città con il carico. Durante il trasporto, però, uno degli ovuli si rompe rilasciando circa sei grammi di eroina. Abbastanza per intossicarlo fino a ucciderlo.
Il corriere inizia quasi subito a sentirsi male e, tra dolori lancinanti, alle 6.30 dell’11 marzo bussa alla porta di casa dell’imputato, dove aveva appuntamento per espellere la droga. Pur vedendolo stare male – è la tesi dell’accusa sostenuta dai pubblici ministeri Barbara Cavallo e Isabella Cavallari –, il 50enne avrebbe evitato di chiamare i soccorsi, provocando così il decesso del connazionale. Il tutto per evitare di mettere a rischio il proprio traffico. Dopodiché, Okocha viene scaricato sul ciglio della Statale, a Monestirolo, dove alcune ore più tardi verrà notato da un passante. Secondo gli inquirenti, il 33enne sarebbe stato trasportato nel punto in cui è stato abbandonato quando ormai era già morto. Oltre al traffico di droga, la procura contesta quindi a Obileme di aver cagionato la morte del connazionale in due modi: sia commissionandogli il trasporto con quelle pericolose modalità che evitando di prestargli soccorso mentre era in evidente overdose.
Il percorso investigativo per arrivare al presunto responsabile è stato lungo e complesso. Le strade degli inquirenti ferraresi si sono incontrate con quelle dei colleghi di Trieste, i quali stavano indagando su un traffico di droga che fece finire sotto la lente anche i protagonisti di questa vicenda (decisive alcune conversazioni intercettate). Ora non resta che attendere la traduzione degli atti e la fissazione di una nuova udienza.