di Francesco
Franchella
È questione di ore e si comincia con l’anteprima di Comacchio. Poi, da domani, si punta a riempire Ferrara, superando anche l’ostacolo dell’ultimo caldo stagionale. Ma non è per questo che il telefono della presidente del Ferrara Buskers Festival, Rebecca Bottoni, è incandescente: l’evento è alle porte, i primi artisti sono arrivati. La città è già un palcoscenico, senza ingombranti impianti. Appuntamento tutti i giorni, da domani a domenica, a partire dalle 20. Rebecca Bottoni, ci siamo quasi. Bottoni, come vi sentite? Saranno momenti frenetici.
"Esatto, frenetici. Sono gli attimi più intensi, ma anche i più emozionanti: tutto quello che si era solo pensato comincia ora a prendere forma. È la cosa più bella. Mi voglio gustare questi momenti, che a volte corrono via".
Ferrara sta già attirando l’attenzione del resto d’Italia?
"Ricevo telefonate, le radio parlano di noi. Gli amici che vivono in altre città mi chiamano, mi mandano messaggi dicendomi di averci visto in diversi servizi. Senza considerare il fatto che molti degli artisti che stanno arrivando provengono non solo dall’estero, ma da buona parte dell’Italia. C’è una bella congiuntura ‘direzione Ferrara’".
Ha citato gli artisti: parliamo di numeri. Quanti buskers si esibiranno durante le serate? E quanti spettacoli ci saranno in totale?
"Intanto abbiamo avuto oltre 650 richieste per partecipare. Da queste, ne abbiamo selezionati 52 al giorno. Complessivamente avremo circa 250 spettacoli complessivi, per 23 nazioni rappresentate. Le più lontane sono Australia, Israele e Corea del Sud. Le performance vanno da chi legge gli occhi, ai musicisti e ai giocolieri. A volte mi sembra normale, ma 52 spettacoli in contemporanea comportano un lavoro notevole. Oggi (ieri, ndr) abbiamo fatto un giro per la città, per controllare che tutte le location fossero adeguate: bisogna creare 52 piccole location, tutte all’altezza dello spettacolo".
Quali sono le più suggestive? "In realtà ognuna deve adattarsi allo spettacolo. Un musicista acustico dovrà avere una location più piccola e intima. Noi ci occupiamo delle luci e del contorno. Ma appunto, il clima diventa suggestivo se il match, la combinazione spettacolo-artista-luogo combacia. È vero che il Castello estense alle spalle fa il suo effetto, ma noi dobbiamo fare un lavoro per ritagliare un posto adatto a ogni artista. Non posso dirle se ce n’è una migliore dell’altra. Dove c’è il cantiere del duomo, verrà appeso un grande manifesto con scritto ‘Buskers’ e recante delle piccole figure: le persone sono invitate a portarsi un pennarello e a disegnare sul cartellone, per renderlo un work in progress da dipingere man mano. I Buskers sono un modo per migliorare un contesto urbano, senza snaturarlo. Non lo dico con senso polemico. Siamo un evento atipico: l’evento riesce se la città è sgombra, perché il palcoscenico è Ferrara".
Se dovesse segnalare qualche artista da seguire con particolare interesse, chi indicherebbe?
"Abbiamo consigliato ai ragazzi dell’ufficio informazioni di non fornire preferenze. Ogni artista ha un motivo per essere qui: offriamo un ventaglio di proposte complementari tra loro. Ci sono molti chitarristi: la chitarra è lo strumento prediletto dai buskers. Ma i chitarristi non sono uguali: c’è chi la percuote, chi fa jam session, chi la suona in modo classico. C’è qualche nuovo giocoliere: il Castello estense sarà proprio dedicato ai giocolieri. Voglio tuttavia segnalare il gruppo ‘Italian Beatbox Family’: sono italiani, ma non di origine italiana: rappresentano l’intercultura buskers, hanno 20 anni e si esibiscono nelle loro città. Non si sono spostati all’estero. Punto su di loro".