"La terra di proprietà altrui da ‘regalare’ agli immigrati come soluzione al problema demografico? La Fondazione Fratelli Navarra da trasformare in una Ong a tale scopo? Le dichiarazioni e i concetti espressi dall’arcivescovo Gian Carlo Perego esprimono una inopportuna presa di posizione politica, in un contesto che non era certo politico, come l’avvio delle celebrazioni per i 100 anni della Fondazione Fratelli Navarra, e da parte di chi non dovrebbe fare politica, ma prendersi cura delle anime". Sono parole durissime quelle del sindaco Alan Fabbri all’indomani dell’avvio delle celebrazioni per i cent’anni della Fondazione per l’Agricoltura Fratelli Navarra, costituita nel 1923 dal lascito testamentario dei fratelli Gustavo e Severino Navarra. Frasi scaturite dall’intervento del prelato, che hanno avviato un botta e risposta infuocato con i piani alti della Curia, in giorni il cui il tema migranti è tornato drammaticamente e prepotentemente a segnare le pagine delle cronache, locali e nazionali.
Fatta questa premessa, il sindaco entra nel merito della spinosa questione. "Balenare la possibilità della ‘sottrazione’ della proprietà privata altrui, in questo caso di una gloriosa Fondazione che in 100 anni ha dato sostentamento, opportunità a intere generazioni e fa ricerca e sviluppo, è un’esternazione fuorviante e a mio avviso grave – sbotta il primo cittadino –. La terra, la proprietà privata, il lavoro di chi nella terra ha messo, ha investito, ha impiegato, e impiega, sudore e fatica meritano rispetto. La storia della Fondazione merita rispetto e un tema di assoluta priorità come la crisi di manodopera non può essere strumentalizzato in questo modo".
La storia della Fondazione, puntualizza Fabbri, "è già esempio di inclusione e ha dato possibilità e opportunità a tantissimi ragazzi, anche stranieri, mostrandosi come esempio attivo e concreto di apertura alla comunità, di solidarietà, di vicinanza alle ‘cose del mondo’ e ai problemi globali. Rammarica inoltre la caduta di stile dell’arcivescovo che si è abbandonato al solito attacco generalizzato alla politica, alzando il venticello leggero della polemica in un’occasione gioiosa e di festa come è stata quella di ieri. È certamente già nota la distanza siderale delle nostre vedute su questi temi – aggiunge –, ma trovo gravissimo che un prelato si permetta una tale disinvoltura nel maneggiare situazioni complesse, esprimendo, in un contesto non certo adeguato o coerente, ‘soluzioni’ semplicistiche, lanciando fantomatiche progettualità, come quella della trasformazione in Ong, che snaturerebbero la struttura e la tradizione della stessa Fondazione, e arrivando a considerare la proprietà privata quasi come un orpello, una disponibilità accessoria e discrezionale. Ricordo – scandisce – che queste visioni, quando sono state messe in campo nella storia, hanno prodotto gravissimi danni".
Il primo cittadino auspica in conclusione "una presa di posizione e di distanza anche da parte della stessa Fondazione. Tranquillizzo gli abitanti di Malborghetto: come amministrazione ci opporremo a ogni disegno che va nella direzione dell’accoglienza indiscriminata paventata dall’arcivescovo e che, in anni passati, ha già rivelato tutte le sue contraddizioni, come dimostrano, tra l’altro, le inchieste aperte a Ferrara a carico di alcune cooperative e associazioni che sono state protagoniste della, cosiddetta, ‘accoglienza’, negli anni scorsi".
Oggi la Fondazione finita suo malgrado al centro degli strali incrociati tra sindaco e vescovo, è un Ente morale dotato di un patrimonio immobiliare di oltre 600 ettari di terreno agricolo in provincia di Ferrara, con diversi fabbricati urbani e rurali, promuove lo sviluppo e l’economia agricola attraverso studi e sperimentazioni in frutticoltura e nelle colture estensive, con diversi riconoscimenti internazionali, e contribuisce al sostegno dell’Istituto agrario statale Fratelli Navarra.
f. m.