"Con condotte plurime e reiterate, quasi quotidianamente, minacciava, molestava e percuoteva l’amico M., affetto da disturbo schizzoaffettivo, provocandogli un perdurante e grave stato di ansia e paura, generando il timore per la propria incolumità e costringendolo a modificare le proprie abitudini". Per oltre un anno si era letteralmente insediato nella sua abitazione, "approfittando del loro rapporto di amicizia", dormendo, mangiando e usando ogni tipo di servizio senza sborsare un euro. Ma soprattutto rendendo un inferno la vita del proprietario, finito in ospedale per le botte ricevute e causandogli l’asportazione della milza. Ora in quella vicenda è stato messo un punto importante con la richiesta di rinvio a giudizio per un ferrarese di 42 anni (difeso dall’avvocato Gloria Cuoghi), accusato di stalking, il quale dovrà presentarsi in tribunale il prossimo 19 febbraio per la preliminare. Una vicenda che nella sua drammaticità ha del paradossale, pensando anche all’ambiente, la ’Ferrara bene’, nel quale provengono i protagonisti: imputato e parte lesa (46 anni, rappresentata dall’avvocato Simone Bianchi).
Il resoconto prende vita da aprile 2023 quando la futura parte offesa spalanca le porte di casa sua, nel cuore del ghetto, a chi reputava amico. Qui invece iniziano gli scontri, "quasi giornalmente" l’imputato "lo offendeva" pesantemente, "spesso lo percuoteva con schiaffi e pugni, questi ultimi diretti alla pancia dove la vittima aveva subito un precedente intervento chirurgico". Ottobre di un anno fa: il clima non si sistema e le botte proseguono ("un pugno al volto gli causò un occhio nero"), questa volta legato al rifiuto della vittima di attivare alcune postepay. Altri episodi violenti vengono registrati poi a gennaio ("lo minacciava di pestarlo a sangue") e ad aprile ("accusandolo falsamente di avergli rubato il telefono, gli metteva le mani al collo e lo colpiva"; "lo aggrediva facendolo sbattere contro un garage e minacciandolo con la frase ’non finisce qui’"). Ma non era ancora finita perché a metà di quello stesso mese ecco l’episodio più inquietante: altri "pugni e gomitate nella pancia", con la vittima spedita in ospedale e i medici costretti ad asportargli la milza. Nel calderone delle accuse, vengono contestate anche due aggravanti: l’aver provocato la perdita di un organo ma soprattutto dall’essere stato commesso dallo stesso autore già indagato di atti persecutori.