di Federico Malavasi
"Sono una persona psicologicamente distrutta. Ho perso un figlio di un anno e ne ho altri due da crescere. Vivo in un incubo". Parla per la prima volta a due anni dalla tragedia il padre del bambino morto soffocato nell’appartamento di via degli Ostaggi. Di quel fatto, avvenuto nella notte tra il 17 e il 18 giugno del 2021, è imputata la madre del piccino, una 31enne ferrarese. La procura ha chiesto per lei il rinvio a giudizio, l’accusa è omicidio volontario. Una contestazione pesante come un macigno, della quale dovrà rispondere il 21 giugno davanti al giudice dell’udienza preliminare. È un lungo sfogo quello del 37enne genitore della piccola vittima, persona offesa con l’avvocato Alessandro Gabellone. Un flusso di coscienza che parte da quella maledetta notte d’estate e arriva fino agli ultimi sviluppi della vicenda. "Sono stati anni pesantissimi – afferma –. Ho sempre lavorato e mi sono preso cura degli altri due figli, ospitati dalla nonna in un paese dell’Alto Ferrarese. Tutti i giorni li vado a trovare e mi occupo di loro dal punto di vista economico. E ora rischio di perderli". I timori dell’uomo sono legati a un possibile ritorno a casa della 31enne, finora ospitata in una struttura. "Mi hanno detto che potrebbe rientrare e mi hanno chiesto se posso prendermi cura di lei – racconta il padre –. Io mi sono rifiutato. Mi ha aggredito più volte e ho sempre sporto denuncia. Negli ultimi tempi dormivo in macchina. Non me la sento di tornare a vivere con lei dopo tutto quello che ho passato. È sempre la persona accusata di avere ucciso mio figlio". Stando a quanto riporta il padre del piccino, il fulcro del problema sarebbe l’appartamento in cui la coppia abitava e nel quale si è consumato il delitto. "Risultiamo tutti residenti in quell’appartamento popolare – precisa – ma lei è l’intestataria. Se torna, ho due possibilità. O vivo con lei, o me ne vado. Ma se me ne vado, rimango senza un alloggio e rischio di perdere l’affidamento dei figli per il quale è in corso il procedimento". Insomma, "rischio di trovarmi in mezzo a una strada e senza nemmeno i miei bambini". La conclusione è amara. "Non pretendo niente – scandisce –. Ho sofferto molto e ora vorrei una vita tranquilla, per qanto possibile".
Verso il processo. Fu la stessa madre, la mattina del 18 giugno di due anni fa, a dare l’allarme ai carabinieri. "Correte, mio figlio è morto". Quando i militari arrivarono sul posto si trovarono davanti agli occhi una scena agghiacciante: il bambino esanime sul letto matrimoniale e la madre con i polsi insanguinati. La donna urlava in preda a una crisi e fu portata in ospedale. La procura aprì un fascicolo per omicidio volontario pluriaggravato e vi iscrisse la donna. Secondo le accuse, durante la notte avrebbe premuto un oggetto morbido (la propria mano o altro) sul naso e sulla bocca del piccino che dormiva accanto a lei sul lettone, soffocandolo. Di queste contestazioni la 31enne (difesa dagli avvocati Marcello Rambaldi e Alessio Lambertini) dovrà rispondere in tribunale.