CRISTINA RUFINI
Cronaca

Bergamini, l’anniversario. La sorella: “Di 35 anni fa? Ricordo il volto nella bara”

Il calciatore di Boccaleone fu ucciso in Calabria il 18 novembre del 1989. Un mese e mezzo fa la prima sentenza di condanna nei confronti della ex. Donata: “Tutto questo tempo poteva essere evitato e mancano gli esecutori”

Ferrara, 18 novembre 2024 – “Ho ancora impressi, nitidi nella mente, il volto di Denis nella bara e quelli dei miei genitori (Domizio e Maria, ndr) che lo guardavano”. Neanche una condanna così a lungo inseguita, con pervicacia e dolore raggiunta, può cancellare i ricordi di una sofferenza così grande. Perché una sentenza, pur se legittima, non può restituire Denis. Ma dà quel sollievo di sapere che ha avuto giustizia e che quel fango gettatogli addosso con cattiveria non c’è più. Donato Denis Bergamini è stato ucciso esattamente 35 anni fa, a Roseto Capo Spulico, il 18 novembre 1989. Il suo corpo, poi, adagiato in strada per fingere un investimento cercato dal calciatore di Boccaleone. Il primo ottobre scorso una sentenza della Corte di assise di Cosenza ha vergato nero su bianco che Denis, a 27 anni, è stato ucciso per un delitto di onore.

Papà Domizio Bergamini bacia la foto del figlio morto. Il genitore è morto nel 2020
Papà Domizio Bergamini bacia la foto del figlio morto. Il genitore è morto nel 2020

Trentacinque anni di sofferenza e battaglie, ma questo anniversario è sicuramente diverso. Come lo vive?

“Trentacinque anni che potevano essere evitati se qualcuno avesse fatto il proprio dovere, e questo, assicuro, fa veramente tanto male e lascerà segni indelebili in una famiglia composta da più generazioni (Donata ha tre figli Alice, Denis e Andrea, che hanno subito il peso del dolore e delle battaglia portata avanti in questi anni, ndr). Ovviamente la gioia grande è quella di aver permesso a mio fratello di iniziare a volare perché lo avevano coperto di tutto il fango immaginario”.

Che cosa ricorda ancora nitidamente oggi di quel 18 novembre di 35 anni fa?

“Ricordo tutte quelle assurdità che ci sono state raccontate a cui non credevamo e ancora oggi mi chiedo come abbiamo fatto a metterle insieme. Oltre alle assurdità raccontate, ho i visi stampati con le espressioni di chi le raccontava e il vomito che mi assaliva davanti a tanta melma. Ricordo nitidamente il viso di mio fratello dentro la bara, il viso e gli sguardi di mio padre e di mia madre”.

Da poco più di un mese c’è stata la condanna della ex fidanzata di Denis per l’omicidio, ripensando al primo ottobre scorso oggi c’è più rabbia o contentezza?

“L’arresto di una persona non mi porta contentezza, la rabbia è tanta, e indubbiamente la signora non può restare impunita, così come non lo devono restare altri. La contentezza è che ciò che dicevamo era vero, Denis è stato ucciso”.

C’è mai stato un momento in cui ha dubitato delle sue convinzioni su quanto realmente accaduto a Denis?

“Non ho mai pensato che Denis si fosse ucciso semplicemente perché si vedeva, come abbiamo sempre sostenuto”.

Potendo, che cosa direbbe a suo fratello dopo questi 35 anni e dopo la condanna?

“A Denis dopo 35 anni e la condanna semplicemente direi: certo che quella donna è fortunata con solo sedici anni di condanna. Ma anche aggiungerei che chi ha sbagliato deve pagare perché non può e non deve uscire indenne chi è coinvolto in azioni o in coperture omicidiarie, indipendentemente dal tempo trascorso dal reato. Perché viene tolta una vita e i famigliari delle vittime saranno sempre colpite dall’invalidità permanente di un dolore causato da terze persone”. Donata e con lei tutti i familiari coinvolti e travolti dal dolore in questi anni, stanno ancora aspettando di conoscere il nome di chi ha materialmente ucciso il loro caro. Isabella Internò è stata probabilmente l’ideatrice e la mandante, sicuramente per la Corte di assise è stata complice, ma non è chi ha agito per uccidere con le proprie mani. Donata vuole sapere chi ancora è nell’ombra. Che beneficia da così tanto tempo dell’impunità.