VALERIO FRANZONI
Cronaca

Berco, parla l’ad Bottone : "Costi dell’energia e Ucraina, ma restiamo per altri 100 anni. Pronto un piano da 58 milioni"

L’amministratore delegato: "Abbiamo perso molti clienti per altri mercati, dimezzato il fatturato. Non si parla di chiusura, ma di trasformazione per permettere all’azienda di essere competitiva".

L’amministratore delegato: "Abbiamo perso molti clienti per altri mercati, dimezzato il fatturato. Non si parla di chiusura, ma di trasformazione per permettere all’azienda di essere competitiva".

L’amministratore delegato: "Abbiamo perso molti clienti per altri mercati, dimezzato il fatturato. Non si parla di chiusura, ma di trasformazione per permettere all’azienda di essere competitiva".

Risanare l’azienda per consentire la permanenza del marchio Berco e dello stabilimento in Italia. È questa l’unica strada percorribile per l’amministratore delegato Giacomo Bottone che, ieri nella sede di Confindustria a Ferrara, ha illustrato la complessa situazione in cui il gruppo si trova ad operare e ha condotto alle scelte unilaterali alla base della vertenza attualmente in atto.

Come riferito dal dirigente la situazione di crisi ha un’onda lunga, partita dagli impatti dell’emergenza Covid, cui si sono sommati gli aumenti dei costi energetici, "raddoppiati negli ultimi anni", le ricadute del conflitto in Ucraina che ha comportato la perdita di un importante fetta di mercato in Russia, sia per Berco, che per i propri clienti. In particolare, l’incremento dei costi energetici e dell’acciaio "ci ha obbligato ad aumentare i prezzi verso i nostri clienti per mantenere un equilibrio finanziario. Alcuni clienti hanno scelto di fare scelte drastiche, dirottando la propria produzione fuori Europa verso India, Cina e Brasile, e ciò ha ulteriormente eroso il nostro mercato. Altri hanno deciso che acquistare componenti nel Vecchio Continente non era l’unica soluzione e hanno sondato alternative". Un contesto su cui sta pesando anche la guerra commerciale in atto tra Usa e Cina. Tutti aspetti, che come sottolineato dall’amministratore delegato di Berco, hanno comportato un pesantissimo calo di fatturato, "dimezzato rispetto a due anni fa". Negli anni 2023 e 2024 si è fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, "ma le perdite sono continuate, costringendoci a rivedere i nostri Piani industriali, con l’obiettivo di mantenere il marchio Berco, lo stabilimento e mille posti di lavoro in Italia per altri cento anni. Mille posti che arrivano a 2mila, considerando tutto l’indotto e servizi. Non si parla di chiusura, ma di trasformazione per permettere all’azienda di essere competitiva". Queste le motivazioni per cui l’azienda, nell’ottobre scorso, "ha dichiarato 480 esuberi – ha proseguito Giacomo Bottone – e la necessità di rivedere il Contratto integrativo aziendale".

Ripercorrendo le tappe della vertenza, l’amministratore delegato ha ricordato "l’avvio della fase di dialogo, la mediazione al Ministero delle Imprese e del Made in Italy che ha portato al ritiro della procedura di licenziamento collettivo per aprirne una di mobilità incentivata che si è chiusa con 160 adesioni. Un numero insufficiente. Poi, è ripartita una fase di dialogo a gennaio con i sindacati e, il mancato raggiungimento di un accordo, ci ha costretto ad aprire una nuova procedura di licenziamento collettivo per 247 lavoratori e alla disdetta del Contratto integrativo aziendale". L’Ad ha sostenuto la disponibilità dell’azienda a riaprire il dialogo "e, nel caso non si trovi un accordo, ci troveremo a dover rispettare i termini di legge per procedere con il percorso di risanamento". Per corroborare la volontà di mantenere il marchio Berco e la produzione in Italia, Giacomo Bottone ha sottolineato come vi sia un piano da 58 milioni di euro di investimenti in quattro anni, già avviato, "per migliorare efficacia, produttività dell’Azienda, e far sì che sia competitiva. E nei prossimi mesi verrà attivato il parco fotovoltaico realizzato a Copparo da cui ci si aspettano positivi impatti sui costi energetici". Quanto all’entrata di alcune decine di amministrativi al lavoro nello stabilimento passando in fila indiana dinanzi al presidio, considerata una provocazione dai sindacati, l’Ad Bottone ha sostenuto la necessità di conciliare "il diritto allo sciopero da un lato, e il diritto a lavorare dall’altro".