Ferrara, 16 novembre 2024 – Il ministro Adolfo Urso, al tavolo convocato al Mimit, la proprietà di Berco ha ritirato la procedura di licenziamento collettivo e disdetto il contratto integrativo. L’appuntamento, ora, è tra dieci giorni. Che sviluppi prevede?
"Su mia sollecitazione – risponde il ministro delle Imprese e del Made in Italy – l’azienda ha accettato di interrompere ogni iniziativa unilaterale, bloccando l’iter che prevedeva quasi 500 licenziamenti. Un risultato significativo, tutt’altro che scontato. Ora ci sono le condizioni per un confronto in sede aziendale, con cui le parti potranno discutere e raggiungere un accordo sul futuro dei siti produttivi. Noi, come sempre, continueremo a operare per tutelare i lavoratori coinvolti. Negli ultimi due anni per tutte le crisi sottoposte al mio dicastero sono state trovate soluzioni positive: nessun sito produttivo è stato chiuso e ogni criticità occupazionale è stata affrontata e risolta. Lo dimostrano il caso Marelli di Crevalcore e IIA-Industria Italiana Autobus in Emilia Romagna, ma anche Warsila a Trieste, la Fos di Battipaglia, in Campania, e così via. Proseguiremo su questa strada".
Quali le azioni che il governo può mettere in campo affinché la soluzione individuata sia il più possibile strutturale e non un ‘ponte’ che rischia di proiettarci, tra qualche tempo, alla medesima situazione attuale?
"L’azienda sta affrontando una crisi strutturale. Siamo pienamente impegnati a sostenere ogni iniziativa volta al rilancio industriale con tutti gli strumenti a nostra disposizione, pronti a fornire misure di sostegno al reddito, iniziative per l’aggiornamento delle competenze dei lavoratori e supporto a eventuali investimenti per migliorare la competitività degli impianti e il loro efficientamento energetico".
L’azienda in una nota parla di un calo strutturale della domanda nel settore. Come intervenire in questo senso cercando di salvaguardare i livelli occupazionali e la competitività aziendale?
"Ogni settore attraversa fasi cicliche e anche quello delle macchine cingolate e della loro componentistica non è immune dalle dinamiche di mercato e dalla concorrenza internazionale. È cruciale comprendere i fattori chiave di ogni singolo settore per cogliere le opportunità più profittevoli. È un compito che spetta ai vertici aziendali, in collaborazione con le parti sociali, i quali potranno contare sul nostro supporto attivo volto ad affrontare e facilitare le transizioni".
Recentemente lei, a Ferrara, ha siglato un importante accordo per il rilancio del Petrolchimico. Ci sono novità in questo senso e, più in generale, per un settore altrettanto strategico per il territorio e il Paese?
"Vogliamo salvaguardare e rilanciare il Polo industriale e Tecnologico di Ferrara, e l’accordo sottoscritto lo dimostra. Vogliamo promuovere una chimica sostenibile, puntando in particolar modo all’efficientamento energetico dei processi industriali e alla riduzione del consumo della risorsa primaria dell’acqua, favorendo al contempo la crescita industriale e la salvaguardia dell’ambiente e dell’occupazione. Collaboriamo attivamente ed efficacemente con gli altri Enti coinvolti e con l’Amministrazione comunale di Ferrara per valorizzare l’attività di questo polo industriale. La chimica è parte imprescindibile dello sviluppo industriale del nostro Paese, ed è per questo che nelle prossime due settimane ho convocato al Mimit altri tre tavoli in sequenza: Priolo, Versalis e uno più ampio sull’industria della Chimica durante il quale verrà delineata la politica strategica del settore, sia in ambito nazionale che europeo, in linea con le indicazioni del libro verde di politica industriale ’Made in Italy 2030’ ora sottoposto a consultazione pubblica. A breve presenteremo un non paper al Consiglio Competitività sulla Siderurgia e la Chimica per rendere sostenibile la transizione ambientale con una vera politica industriale e commerciale".