Ferrara, 6 gennaio 2025 – "Cari fratelli e sorelle, in comunione con gli operai della Berco, viviamo con intensità questa preghiera al Signore per la tutela del lavoro. Non sappiamo come si concluderà questa vertenza. Sappiamo però che ogni preghiera è un atto politico, un atto comunitario che guarda alla vita, alle gioie e alle speranze, alle tristezze e alle angosce di ogni uomo e infonde speranza, virtù che muove il nostro cuore, la nostra vita a condividere le situazioni difficili e a trovare le soluzioni possibili".
La speranza, parola che accompagnerà l’anno giubilare appena cominciato, è stata più volte richiamata dall’arcivescovo Gian Carlo Perego che, ieri mattina nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Copparo, ha celebrato una messa per tutti gli operai dello stabilimento Berco, voluta dallo stesso monsignore per manifestare loro la sua vicinanza e quella dell’intera Chiesa di Ferrara-Comacchio in questo periodo così delicato per le sorti dell’azienda. Ad accompagnarlo sull’altare, don Francesco Viali e il parroco di Copparo don Daniele Panzeri, che hanno concelebrato il rito, alla presenza di tante famiglie, delle istituzioni (tra cui gli assessori Alessandro Amà e Francesca Buraschi), del comandante della stazione carabinieri di Copparo, luogotenente Giuseppe Zurlo, e di lavoratori dello stabilimento che, al termine della cerimonia, si sono intrattenuti con il prelato che ha espresso loro solidarietà e vicinanza in questo momento indubbiamente complesso.
Un momento di incertezza, scandito da una procedura di esodi volontari incentivati per 400 lavoratori che si chiuderà il 16 gennaio e dagli incontri tra organizzazioni sindacali e la direzione aziendale sul fronte della contrattazione. "In questo momento difficile – ha rimarcato Perego nella sua omelia – vogliamo essere vicini agli operai della Berco, soprattutto a coloro su cui incombe il licenziamento, perché non perdano la speranza: confidando nei mezzi umani, ma anche in Dio". Speranza che è anche la virtù richiamata nella bolla di indizione del Giubileo di Papa Francesco, riportata dall’arcivescovo, che ha evidenziato altresì come il mondo del lavoro oggi abbia bisogno di umanità, "perché il lavoro sia degno, rispetti la dignità della persona. Un’umanità che non si vive a distanza, ma nella condivisione delle difficoltà. Un’umanità che non deriva semplicemente dal denaro, ma dalla condivisione dei problemi e delle prospettive future. Un’umanità che coinvolga tutte le componenti di una fabbrica: dai proprietari, ai dirigenti e ai lavoratori".
A margine della messa, l’arcivescovo ha espresso nuovamente l’augurio "che si possa trovare una soluzione che vada verso il lavoro, più che verso un rimborso come è stato proposto", anche se "i segnali che sono arrivati sinora non vanno nella direzione della salvaguardia dei lavoratori. Per diverse ragioni: non ultima la voce sull’esternalizzazione di alcune lavorazioni". L’auspicio, dunque, è che venga salvaguardato il lavoro, "e poi ci sia una riflessione in prospettiva". Come Chiesa, il momento di preghiera e di speranza di ieri, è stato voluto "per essere vicini a questi lavoratori, ma anche come occasione di responsabilità condivisa. Speriamo che la riflessione porti a mettere al centro il lavoro". Ora l’attesa è per i prossimi, cruciali incontri tra sindacati e direzione aziendale per capire quale sarà il futuro dell’importante stabilimento della nostra provincia e dei lavoratori.