Berco, la mazzata: 550 licenziamenti. I sindacati: "Un piano improponibile. Qui pagano soltanto i lavoratori"

Di questi, 480 nello stabilimento di Copparo. Le sigle: "Va acceso un riflettore sulla situazione economica. Chiediamo di utilizzare gli ammortizzatori di cui disponiamo: abbiamo ancora tredici mesi".

Berco, la mazzata: 550 licenziamenti. I sindacati: "Un piano improponibile. Qui pagano soltanto i lavoratori"

Di questi, 480 nello stabilimento di Copparo. Le sigle: "Va acceso un riflettore sulla situazione economica. Chiediamo di utilizzare gli ammortizzatori di cui disponiamo: abbiamo ancora tredici mesi".

Un percorso di riorganizzazione che prevede 550 esuberi (480 nello stabilimento di Copparo e 70 in quello di Castelfranco Veneto) e la cancellazione della parte economica della contrattazione aziendale. Un percorso della durata di tre mesi che l’azienda vorrebbe gestire assieme alle organizzazioni sindacali. È questo il piano messo sul tavolo dal board aziendale di Berco nell’incontro che si è tenuto lo scorso 4 ottobre con i sindacati. Tagli pesantissimi e drammatici, quelli che sono stati rappresentati e che sono ritenuti "improponibili" dalle organizzazioni sindacali, che ieri hanno tenuto le assemblee con i lavoratori e una conferenza stampa nella quale hanno espresso grande preoccupazione per la situazione emersa. "Una situazione complicata, critica, se non drammatica", l’ha definita il segretario provinciale della Fiom Cgil Stefano Bondi, affiancato dai segretari provinciali Patrizio Marzola (Fim Cisl), Alberto Finessi (Uilm) e dai rappresentanti della Rsu Diego Gardellini, Luca Fioravanti, Sergio Vancini, Igor Bergamini, Massimo Musacci (Rsu Fiom), Simone Nonnato e Antonio Barile (Uilm), Roberto Girotto e Davide Brandalesi (Fim Cisl), ancor di più se calata in un contesto provinciale in forte crisi.

Come riportato dai sindacati, Berco ha riferito di trovarsi in forte difficoltà per tutte le dinamiche che si sono susseguite, dai temi geopolitici legati ai conflitti in Ucraina e Medioriente, all’inflazione, ai rincari energetici: "È evidente che c’è una situazione generale che sta sfuggendo di mano a chi dovrebbe governarla dall’interno dell’Europa – ha affermato Bondi –. Sembrano ragionamenti distanti da noi, ma che oggi si ripercuotono su questo stabilimento". Nelle assemblee, è emersa grande paura tra i lavoratori, "oggi perdere 400 posti di lavoro significa non avere più la possibilità di trovare all’interno del nostro territorio una ricollocazione, perché abbiamo tutte le aziende in ammortizzatore sociale, molte di queste a rischio chiusura a fine anno. Andrà acceso un riflettore anche sulla situazione generale del nostro territorio".

I sindacati ritengono che "ciò che Berco ha comunicato, non è gestibile in tempi così brevi. E non è accettabile che questa riorganizzazione la debbano pagare i lavoratori". E per questo, nel tavolo previsto per venerdì, cercheranno di avviare un ragionamento con l’azienda volto a scongiurare la cancellazione della parte economica del contratto aziendale, "chiederemo di utilizzare tutti gli ammortizzatori di cui disponiamo: abbiamo ancora tredici mesi di contratto di solidarietà da poter utilizzare e non vediamo perché non utilizzare questo periodo per ragionare su cosa è più utile fare nell’interesse dei lavoratori e, naturalmente, dell’impresa". E sulla base delle risposte dell’azienda, si decideranno i percorsi da intraprendere coi lavoratori. Grande preoccupazione è stata espressa da Alberto Finessi, soprattutto se ciò che sta accadendo in Berco viene declinata in un panorama provinciale, "in cui anche le piccole medie imprese stanno vivendo un dramma, la metalmeccanica è sott’acquaa". "Dobbiamo farci sentire in maniera forte su ciò che sta accadendo sul territorio, che rischia una morte lenta", conclude Patrizio Marzola.

Valerio Franzoni