"Una candela che si consuma, man mano che brucia". È questa l’immagine a cui ha associato la situazione dello stabilimento di Copparo, il segretario provinciale della Fiom Cgil Stefano Bondi, durante l’assemblea con i lavoratori che si è tenuta ieri dinanzi allo stabilimento di via I Maggio. Nutrita è stata la partecipazione all’incontro, in cui lo stesso Bondi, il segretario provinciale della Fim Cisl Patrizio Marzola e il componente della Rsu Uilm Simone Nonnato, hanno informato lavoratrici e lavoratori rispetto all’incontro con i vertici aziendali che si è tenuto venerdì pomeriggio. Il secondo, dopo quello dello scorso 4 ottobre, nel quale l’azienda ha presentato il pesantissimo piano di riorganizzazione che prevede 480 esuberi sullo stabilimento di Copparo, 70 su quello di Castelfranco Veneto, e la cancellazione della parte economica della contrattazione aziendale.
Un percorso giustificato dall’azienda con le perdite derivanti dalle ripercussioni dei conflitti in Ucraina e Medioriente, dell’inflazione, dei rincari dell’energia elettrica e delle materie prime. Sia ieri, che al tavolo di venerdì con i vertici aziendali, i sindacati hanno ribadito come il piano sia inaccettabile: "Le crisi non possono essere sempre pagate dai lavoratori – hanno affermato i rappresentanti delle tre sigle sindacali –. Questo stabilimento, questo territorio hanno già pagato un prezzo altissimo". Al tavolo di venerdì sono state messe sul "piatto" le proposte dei sindacati: il ritiro degli esuberi, l’utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione, usufruendo dei 13 mesi di contratto di solidarietà ancora disponibili, e il "no" alla cancellazione della parte economica della contrattazione aziendale. Una risposta è attesa nel nuovo incontro programmato per martedì alle 19, e se non vi saranno passi indietro da parte dell’Azienda, i sindacati sono pronti a proclamare la mobilitazione. I rappresentanti dei lavoratori, inoltre, si sono già attivati verso le rispettive segreterie nazionali affinché, lunedì, inviino la richiesta al ministro Adolfo Urso per l’apertura di un tavolo al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, "perché questa situazione non può più essere affrontata esclusivamente tra le mura dello stabilimento copparese. Occorre che, oltre alla Regione, il Governo nazionale faccia sentire la propria voce". La situazione che si sta vivendo in Berco non interessa solo i dipendenti, ma l’intera collettività copparese, la provincia e anche i territori limitrofi da cui provengono parte dei lavoratori. E, come rimarcato dai sindacati, se venisse attuato il percorso prospettato, gli impatti sarebbero disastrosi per un contesto fragile sotto il piano lavorativo e occupazionale come quello ferrarese. E viene chiesto altresì all’azienda la presentazione di un piano industriale e quali siano le prospettive di sviluppo. Grande è la preoccupazione dei dipendenti nell’apprendere le notizie. Tra loro vi era anche una rappresentanza dell’ex Tollok di Masi Torello, che sta vivendo una drammatica situazione dopo l’annuncio ricevuto via e-mail del licenziamento dei 77 dipendenti, con conseguente chiusura dello stabilimento e delocalizzazione della produzione in Oriente. All’assemblea ha partecipato anche il sindaco Fabrizio Pagnoni, che ha rimarcato la solidarietà ai lavoratori e la disponibilità dell’amministrazione comunale a mettere in campo qualunque cosa possa essere utile, "consapevoli che se non si troveranno soluzioni adeguate, le ricadute sociali saranno gravissime". Presenti anche Enrico Bassi e Marcella Zappaterra, entrambi candidati al Consiglio Regionale per il Pd, che ritengono "fondamentale che anche il governo dia a questa crisi importanza di rilievo nazionale".