Sono 48 gli impianti a biogas nella nostra provincia già funzionati, 14 quelli per i quali sta andando avanti l’iter e che sono in attesa di autorizzazione. Uno solo l’impianto a biometano. "Grandi sono le preoccupazioni tra i residenti. Da Villanova a Tresignana, da Copparo a Vigarano Mainarda, a Gaibanella. E non solo loro, dobbiamo far comprendere che le ricadute saranno su scala più ampia, riguardano un’intera provincia", dice Sandra Travagli, 70 anni, dipendente comunale in pensione. Fa parte del coordinamento dei comitati che a dicembre del 2023 si è costituito, all’interno della Rete Giustizia Climatica. Obiettivo, accendere i riflettori su questi impianti e scendere in campo contro il loro proliferare. "Sono vere e proprie fabbriche. E noi, semplici cittadini, ci stiamo battendo con determinazione perché venga messo un freno e, sempre con determinazione, chiediamo al Comune e agli altri enti di tutelare la nostra salute e la nostra sicurezza".
Travagli vive a Villanova, la sua è una testimonianza diretta di quello che sta avvenendo. "L’impianto a biometano ha avuto il via libera nel novembre del 2022, in questi giorni davanti ai nostri occhi sta sorgendo. Hanno messo la recinzione, c’è una ruspa che lavora. Sarà uno degli impianti più grandi della regione, con un volume di mille metri cubi all’ora di biometano. Il cantiere avanza ma noi non vogliamo arrenderci all’ineluttabilità delle cose". Sono 300 i metri, questa la distanza che deve separare queste strutture da quelle che vengono definite le case di interesse storico. "Parliamo di fienili, corti agricole, quelle che sono le costruzioni tipiche delle nostre campagne", spiega. Mille i metri che devono esserci tra le centrali e le zone urbanizzate. "Come per esempio la nostra, come l’abitato di Borgo Berta nella frazione di Villanova. Che invece secondo i nostri calcoli si trova a poco più di 300 metri dalla struttura che proprio in questi giorni sta sorgendo, sta prendendo forma. Noi abbiamo vissuto allora quello che Gaibanella vive oggi", precisa. C’è voluta una deroga, atto che ha reso possibile che l’iter andasse avanti. "Il Comune ha detto no al progetto, ma non ha detto no a costruire in deroga. Così la valutazione di Arpae è stata quella di dare il via libera all’opera. E’ stato un percorso fumoso, non certamente limpido. Noi chiediamo invece che i Comuni si facciano carico del territorio che amministrano, dei cittadini che in quel territorio vivono, che valutino quindi tutto lo scenario. Dal traffico all’inquinamento", il suo appello alle istituzioni. Non ne vuole fare una battaglia ideologica. "Lo scontro ideologico non ha sbocchi, non ha alcune prospettiva. Non è una battaglia tra no-gas e sì-gas, tra favorevoli e contrari, questo modo di vedere le cose non ha senso. Chiediamo però che siano valutate tutte le situazioni, che il territorio e i suoi cittadini siano al primo posto quando devono essere prese decisioni che pesano sul futuro di famiglie, scelte che devono essere più mirate. Dobbiamo renderci conto che stiamo parlando di oltre 40 impianti già realizzati, una realtà troppo impattante per la nostra provincia".