FEDERICO DI BISCEGLIE
Cronaca

Bar Condor e Central a Ferrara, il Tar annulla le chiusure. Il Comune: “Ora ricorso al Consiglio di Stato”

Il tribunale amministrativo regionale: “Le limitazioni all’orario di apertura debbono essere proporzionali rispetto alle finalità di contrasto al degrado”. Ma l’assessore alla Sicurezza Lodi difende la linea della Giunta. E rilancia

BAR CONDOR CHIUSO

Il bar Condor in via Carlo Mayr

Ferrara, 2 agosto 2024 – “Il provvedimento del Tar riconosce l’esistenza di un problema nei locali che hanno impugnato le nostre ordinanze. Non ci fermiamo: ora pensiamo a un ricorso al Consiglio di Stato. Abbiamo sanzionato più di venti attività, anche negli anni scorsi, portando legalità laddove c’era illegalità. Non ci fermiamo: tolleranza zero per chi non rispetta le regole”.

L’assessore alla Sicurezza Nicola Lodi difende la linea dell’amministrazione nonostante il Tar abbia accolto il ricorso del bar Condor (via Carlo Mayr) e del Central (a Pontelagoscuro) che annulla i provvedimenti impugnati. Il punto eccepito dal Tribunale amministrativo rispetto al documento firmato dal sindaco Fabbri riguarda la “proporzionalità”.

Dunque i provvedimenti emessi dall’amministrazione, a fronte dei fatti in questioni, sarebbero eccessivamente stringenti. “Le limitazioni all’orario di apertura degli esercizi di somministrazione – si legge nel dispositivo del Tar – debbono essere adeguati e proporzionali rispetto alle finalità di prevenzione e contrasto al degrado”.

Tuttavia, andando oltre la mera lettura della parte conclusiva del provvedimento, si ravvisano alcuni passaggi interessanti che in qualche misura riconoscono l’esistenza di un problema legato alla tutela dell’ordine pubblico. Nella fattispecie, in entrambi i provvedimenti, si legge che “il Collegio è consapevole dell’oggettiva gravità del problema e della notevole difficoltà per l’amministrazione di prevenire a sua ragionevole soluzione, tale da garantire la sicurezza urbana e nel contempo l’esercizio delle attività commerciali e di svago che (legittimamente) sono insediate nella vita cittadina di cui si tratta, trattandosi di contemperare contrapposti interessi di rango costituzionale”.

I passaggi sono un po’ contorti, ma al di là dell’aridità burocratica emerge lampante il riconoscimento dell’esistenza di un problema. Ma c’è di più. “Il carattere sistemico del problema, che sembra investire l’intera area cittadina – così i giudici amministrativi – richiederebbe misure di carattere più ampio rispetto alle misure specifiche e puntuali, dirette a colpire solo singoli esercizi commerciali, ovvero l’adozione di ordinanze di zona, all’esito comunque di valutazioni ampiamente discrezionali rientranti nelle esclusive prerogative dell’amministrazione titolare di poteri ordinari di polizia urbana e regolamentari”.

A proposito di questo, al di là della prosecuzione – a questo punto molto probabile – dell’iter giudiziario, si apre anche una strada più strettamente regolamentare sulla quale il Comune sta meditando di intervenire. Infatti, la sentenza del Tar ‘colpisce’ l’applicazione dell’articolo 50 del regolamento di Polizia Urbana, che prevede l’applicazione immediata della riduzione dell’orario di apertura del locale per sei mesi a chiunque violi per due volte in un anno le norme in materia di alcool, oppure sul rumore o più in generale su temi che riguardano la pubblica sicurezza.

“A chi è stato sottoposto alla chiusura dell’attività a fronte di un articolo 100 del Tulps – così il regolamento – è applicata la riduzione dell’orario di apertura del locale per 12 mesi e, in caso di ulteriore violazione, la riduzione di orario è applicata in via definitiva”. Il punto sarebbe superare ‘l’automatismo’ dell’applicazione della misura restrittiva nelle proporzioni indicate dal testo e lasciare all’amministrazione la discrezionalità sul livello afflittivo della riduzione. Anche su questo ci sarà da lavorare.