FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Avvocato sotto inchiesta: "Parcelle ‘gonfiate’ per l’assistito invalido". A ottobre dal giudice

Il legale, imputato di peculato, è accusato di essersi intascato 130mila euro. Da amministratore di sostengo avrebbe ottenuto l’ok al prelievo di denaro. Le somme sono però ritenute spropositate rispetto ai tariffari. Fissata l’udienza

Avvocato sotto inchiesta: "Parcelle ‘gonfiate’ per l’assistito invalido". A ottobre dal giudice

La lente degli inquirenti è puntata su alcuni episodi accaduti tra il 2017 e il 2018

Ferrara, 5 settembre 2024 – L’inchiesta sulle presunte parcelle ‘gonfiate’ da parte di un avvocato ferrarese si prepara ad approdare in un’aula di giustizia. Concluse le indagini, il caso comparirà il 2 ottobre davanti al giudice dell’udienza preliminare. In quell’occasione, l’imputato potrà scegliere se ‘giocarsi’ il rinvio a giudizio oppure se imboccare la strada di un rito alternativo. Il professionista, settant’anni, deve rispondere di peculato. Secondo le accuse si sarebbe intascato oltre 133mila euro attraverso compensi ritenuti dagli inquirenti spropositati rispetto ai tariffari forensi e comunque a lui non dovuti. La lente degli inquirenti è puntata su alcuni episodi accaduti tra il 2017 e il 2018.

Tutto comincia nella primavera del 2014. Il legale era stato nominato dal giudice tutelare amministratore di sostegno di un disabile. In questa veste (che lo rende di fatto un pubblico ufficiale) avrebbe presentato al magistrato una serie di domande per la liquidazione di compensi per attività stragiudiziali, finalizzate a far ottenere la pensione al proprio assistito. In realtà, secondo l’impianto accusatorio, tali richieste sarebbero state stilate in maniera generica e con la medesima causale, solo con qualche piccola aggiunta sparsa. Abbastanza comunque per ottenere dal giudice tutelare l’approvazione (postuma o preventiva) al prelievo del denaro dal conto corrente dell’assistito. Un via libera che, secondo la procura, l’indagato avrebbe ottenuto in maniera fraudolenta. Le contestazioni a carico del legale entrano poi nel dettaglio delle somme che il professionista si sarebbe intascato nel corso del tempo. La prima richiesta è del 12 ottobre del 2017, con poco più di diecimila euro per "esame e studio della pratica, conferenze telefoniche, conferenze con il Comune e redazione relazione". Appena cinque giorni dopo, ecco un’altra richiesta – con causale simile salvo qualche piccola modifica – da 17mila euro.

Il 20 ottobre spunta una terza richiesta, stavolta da 23.700 euro, con causale "pratica pensione d’invalidità, esame della pratica, conferenze telefoniche, redazione relazione" e altre voci. Per quanto riguarda le autorizzazioni al prelievo ottenute in modo preventivo, le accuse elencano invece quattro istanze tra il febbraio e il giugno del 2018, per somme che vanno dai tredicimila ai 24mila euro. Nel complesso, come anticipato, la procura ha conteggiato appropriazioni indebite per oltre 133.800 euro. C’è poi una seconda contestazione della quale deve rispondere l’avvocato, sempre per l’ipotesi di peculato. Sempre nel ruolo di amministratore di sostegno, avrebbe ottenuto l’autorizzazione preventiva del giudice tutelare per prelevare trentamila euro dal conto dell’assistito per il rifacimento della facciata di un edifici del centro. In realtà, stando alla tesi degli inquirenti, quei lavori non sarebbero mai stati svolti e il legale avrebbe trattenuto la somma per sé.