Ferrara, 5 settembre 2024 – Quando illustrava il menu del giorno, amava presentare il suo prosciutto e il suo salame come i più buoni del mondo. E, nel caso di Arnaldo Carlotti, non si trattava della solita ‘spacconata’ di chi vuole appiopparti la propria merce. Grazie alle competenze maturate in anni di lavoro da commerciante di bestiame, il titolare della trattoria Cà Vecia di via Ravenna era infatti capace di scegliere e servire salumi e carni di rara prelibatezza. Ora però tra quei tavoli non ci sarà più il suo sorriso a decantare le doti di salamine e bolliti, descrizioni – sempre in bilico tra dialetto e italiano – il cui solo ascolto valeva già come un primo assaggio.
Il cuore di Carlotti si è fermato all’improvviso martedì sera al Cau di corso Giovecca, dove si era recato perché non si sentiva bene. Un fastidioso mal di stomaco lo tormentava dalla notte precedente e, da qualche ora, si era aggiunta anche una strana difficoltà a respirare. Intorno alle 19, quello che sembrava un malessere passeggero si è improvvisamente aggravato fino alle estreme conseguenze. Inutili gli sforzi di medici e infermieri che hanno tentato il tutto per tutto, attivando anche il 118 arrivato sul posto in pochi istanti. La notizia della morte di Carlotti, 78 anni da compiere tra pochi giorni, si è diffusa rapidamente tra i tanti che lo conoscevano, stimavano o, semplicemente, che avevano trascorso un pranzo o una cena in allegria tra le mura del suo ristorante di Fossanova.
Appena tornato dal servizio militare, Arnaldo Carlotti aveva mosso i primi passi nel mondo della ristorazione con un primo locale, aperto negli anni ‘60. Dopo una decina d’anni era approdato nel mondo del commercio di bestiame. Stalle e allevamenti per lui non avevano segreti. Trascorso un lungo periodo in quel settore, aveva deciso di tornare alla ristorazione.
Il primo atto è stato rilevare la Cà Vecia. Correva l’anno 1997. Da allora, quella trattoria appena fuori città era diventata simbolo di tradizione e buona tavola. A guidarlo era una filosofia ben precisa: pochi piatti, ma genuini e caserecci. Una massima che ha sempre seguito in maniera rigorosa, mettendo a frutto le sue conoscenze nel mondo degli animali e delle carni. Bastava uno sguardo per capire quali fossero il pollo, il maiale o il manzo giusti per la sua tavola.
Quella della Cà Vecia e di Arnaldo era una cucina semplice, saldamente ancorata ai sapori ferraresi e fondata sulla qualità degli ingredienti. "Andava sempre alla ricerca delle carni migliori – ricorda Andrea Carlotti, cugino di Arnando e titolare del bar ristorante Roverella 2000 –. Salumi, salamina, cotechino, arrosti, bollito alla ferrarese erano le sue specialità. Poi non potevano mancare la pasta fatta in casa e i dolci, soprattutto zuppa inglese e crostate".
Quello che emerge dal cassetto dei ricordi è il ritratto di un uomo che ha dato tanto al lavoro e alla famiglia, alla quale era legatissimo. "Era una persona solare – conclude Andrea Carlotti –. Siamo una famiglia molto unita e lui era un punto fermo. Aveva una battuta e un sorriso per tutti. Non era semplice guadagnarsi la sua fiducia, ma una volta che ci riuscivi Arnaldo ti dava tutto, senza risparmiarsi". Commosso il ricordo del figlio Simone, chiuso nel dolore insieme alla mamma Barbara. "Papà era una persona speciale – ricorda –. Tantissima gente lo conosceva e gli voleva bene. Per lui la famiglia era tutto, ci amava e noi lo amavamo". Il funerale di Carlotti sarà celebrato sabato alle 15 nella parrocchia di Santa Maria del Perpetuo Soccorso.