Ferrara, 10 novemrbe 2023 – La notizia era circolata qualche tempo fa. Il Viminale chiama, Ferrara risponde. È, infatti, una lettera del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – indirizzata prima di tutto al governatore, Stefano Bonaccini – a chiedere espressamente una valutazione sull’opportunità di aprire un Cpr (Centro di permanenza per i rimpatri) nella nostra città. E, segnatamente, nell’area dell’ex aeroporto militare.
È il sindaco Alan Fabbri, in una nota, a precisare un paio di punti nevralgici per comprendere le interlocuzioni in corso tra i vari livelli istituzionali.
"Sono in corso a livello nazionale gli studi di fattibilità per i nuovi Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr), strutture di sicurezza contro l’immigrazione clandestina (non centri di accoglienza) – scandisce Fabbri per sgomberare in premessa il campo da eventuali equivoci –. Ferrara, mi è stato ufficializzato in queste ore, è tra i territori potenzialmente interessati e questo ci consentirà anche di poter chiedere di avere immediato e diretto accesso al sistema di espulsione di soggetti pericolosi per il nostro territorio ferrarese. Siamo in costante contatto con il ministero dell’Interno e seguiamo insieme questo percorso".
Inevitabile, l’affondo politico. "A differenza del ‘modello’ di accoglienza indiscriminata a cui ci aveva tristemente abituato il Pd – prosegue il sindaco – ora è in corso un piano per il contrasto alla clandestinità che ci vede tra i territori coinvolti, insieme ad altri in Italia. I Cpr sono centri, vigilati e protetti, per allontanare i soggetti che hanno sentenze di condanna e sono ovviamente protetti dal contesto cittadino. Dai centri non potranno ovviamente uscire (se non per essere accompagnati alla frontiera da parte delle forze dell’ordine): al loro interno infatti vengono trattenuti i migranti in attesa di espulsione".
"Parliamo di persone tolte dalle strade, dove continuano a creare problemi di sicurezza – riprende il sindaco – e che saranno messe in condizioni di non nuocere e non certo, come accadeva in passato, luoghi aperti, magari nel pieno di centri abitati, in cui gli immigrati clandestini venivano abbandonati ai Comuni".
Insomma, il Cpr da potenziale ‘problema’ a opportunità.
"Qualora dovesse realizzarsi nel territorio ferrarese – puntualizza Fabbri – il Cpr porterà realisticamente il potenziamento della presenza di forze dell’ordine a beneficio della sicurezza in città. Il percorso verso l’eventuale realizzazione dei centri è in corso e sarà realizzato con il nostro pieno coinvolgimento. Il ministro Piantedosi, qualora lo studio di fattibilità dovesse confermare la presenza a Ferrara, mi ha già dato la sua disponibilità ad essere presente a incontri con i cittadini per illustrare caratteristiche, dettagli e percorso".
La linea del governo sull’apertura dei nuovi centri nelle regioni è stata esplicitata dal titolare del Viminale a più riprese. Ora, pare che si passi dalle parole ai fatti. E questa volontà è molto chiara, leggendo la missiva che l’esponente dell’esecutivo ha inviato al presidente regionale, Bonaccini.
"L’obiettivo del contrasto all’immigrazione irregolare – si legge nel documento – ampiamente condiviso anche in sede europea, rende improcrastinabile l’attuazione di una politica di potenziamento della capacità di rimpatrio dei migranti giunti in Italia al di fuori dei canali legali".
Il punto sui Cpr. "I dati statistici – prosegue la missiva – evidenziano che il 50% degli stranieri ospitati nei centri di permanenza per i rimpatri, viene effettivamente rimpatriato. Mentre il 70% degli stranieri rimpatriati risulta transitato nei Cpr. Per assicurare la più efficace esecuzione dei provvedimenti di espulsione, appare dunque necessario ampliare la rete dei centri in parola, assicurandone la presenza di almeno uno in ogni Regione".
Ferrara e la ricognizione con i prefetti. "All’esito della ricognizione effettuata sul territorio nazionale – si legge in chiusura di lettera – per quanto attiene all’Emilia-Romagna, è stata presa in considerazione l’area dell’ex aeroporto militare di Ferrara". Ipotesi in relazione alla quale "per una completa valutazione di fattibilità, occorre acquisire elementi informativi di carattere tecnico e giuridico".