NICOLA BIANCHI
Cronaca

Minacciata l’antica pieve: sommersa dall’acqua dopo l’alluvione, ora rischia di affondare

Dedicata a San Giorgio, è la prima testimonianza cristiana nel Ferrarese. Ad Argenta inghiottiti Agrilocanda e Museo delle Valli. E oggi è allerta arancione

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La Pieve di San Giorgio è data 569-570 d. C. La rottura dell’Idice ha riversato migliaia di metri cubi d’acqua nel suo parco

Argenta (Ferrara), 24 ottobre 2024 – L’insegna ’Agrilocanda Val Campotto’ sembra abbassarsi lentamente, come fosse inghiottita dal mare magnum di acqua mista a fango. Sputata dai due squarci creati dall’Idice in quello che era il suo originario letto. “Qui – dice sconsolato Sebastiano, uno dei quattro soci di una chicca di agriturismo nel cuore del Delta ferrarese – è praticamente tutto da buttare”.

Oggetti, sacrifici, un pezzo di cuore. Siamo alle porte con la Romagna, dove oltre mille ettari di terreni agricoli e sudore, da sabato non ci sono più. ’Mangiati’ dall’acqua. “Il 4 agosto 2023 – racconta Enrico Lateniesi – avevo aperto il bar. Ottantamila euro. Ora non ho più niente”. L’aveva chiamato ’Più o meno’, un grazioso locale incastonato nel bellissimo parco della Pieve di San Giorgio, subito dopo il ponte sul Reno ad Argenta, direzione Campotto-Ravenna. Una lepre attraversa spaesata il cemento di via Cardinala, unico spazio rimasto asciutto e calpestabile, alla ricerca di quello che era il paradiso di erba, alberi e panchine. E dove un pezzo di storia, cultura e religione dell’Emilia Romagna, adesso rischia di essere compromesso per sempre: la piccola Pieve di San Giorgio. “Già nutrie e istrici, scavando le tane sotterranee, avevano provocato danni importanti, – spiega don Fulvio Bresciani, parroco di Argenta – ora se quei buchi si riempiono di acqua, la struttura rischia di affondare. La Pieve è un bene culturale per tutta l’umanità. Nell’ultimo anno abbiamo avuto centinaia di visitatori”.

Lo storico Andrea Agnello nel Liber Pontificalis Ecclesia Ravennatis ne tramanda la data di costruzione attorno al 569-570 d.C. Data che fa della Pieve il monumento più antico della provincia di Ferrara e, insieme, il sito più indagato nel territorio argentano, per la rilevanza religiosa e culturale. “La prima testimonianza cristiana di questi territori – riprende il parroco –, dentro abbiamo ancora un altare marmoreo in stile bizantino e resti di affreschi del XII secolo”. Per non parlare del portone in marmo, risalente al 1122, realizzato da Giovanni da Modigliana con la raffigurazione del ciclo dei mesi e del martirio di San Giorgio. Una chiesetta in mattone a vista con un piccolo campanile a vela. “Il rischio – continua don Fulvio – adesso è che l’acqua, che rimarrà per giorni, si impregni nei mattoni e li sbricioli piano piano, così pure l’umidità con gli affreschi. L’intonaco si potrebbe staccare, in questo modo si perderebbe un pezzo della nostra storia. Sarebbe un disastro e al momento non possiamo fare nulla se non attendere che tutto defluisca per poi vedere le condizioni all’esterno e soprattutto all’interno. Il fuoco brucia, ma puoi ricostruire, mentre con l’acqua tutto diventa molto più difficile”.

Sul ciglio di via Cardinala, si presenta una signora, 65 anni compiuti, arrivata a piedi dal centro di Argenta, all’incirca 2.5 chilometri. Si commuove guardando quella ferita sanguinante. “La nostra Pieve – dice – sta affogando per sempre. Venivamo fin da bambini a giocare e a chiedere protezione alla Madonnina”. Dall’acqua limacciosa sale un gorgoglio, lo scenario tutt’attorno è impressionante. A pochi passi, nel dirimpettaio Museo delle Valli, la situazione non è migliore. “Anche qui l’acqua ha avvolto tutto. Oggi – spiegano da Soelia, società che lo gestisce – cercheremo di fare un sopralluogo con i tecnici. Solo allora sarà possibile fare una prima stima dei danni, cosa ripristinare e cosa, purtroppo, sarà da buttare”. Il sindaco di Argenta, Andrea Baldini, intanto fa sapere alla comunità che le piene sono ormai alle spalle e che “sono in corso le riparazioni dell’Idice nei due punti in cui ha rotto”.

Proprio da qui è nato il disastro che adesso rischia di cancellare un pezzo di storia. Mentre all’orizzonte l’Emilia ferita si appresta a vivere un’altra giornata di allerta arancione.