Li definisce venti mesi "corsari ed entusiasmanti". In effetti rispecchia un po’ il sentimento che anima la platea ferrarese che si raduna alla chiamata della festa regionale di Fratelli d’Italia. Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro è il mattatore della serata. Passa a volo d’angelo tutti i temi a lui più cari nel dibattito sui temi proprio della giustizia, assieme al senatore Alberto Balboni condotto dal capo della redazione ferrarese del Carlino, Cristiano Bendin. L’apertura è affidata al vicesindaco di Ferrara, Alessandro Balboni che richiama "lo spirito di Mirabello". Perché in fondo per la destra ferrarese quell’appuntamento resta scolpito nella memoria. Più di un anelito. Il desiderio della vecchia gloria, che si ripropone in versione regionale. Il passaggio per viale Aldo Moro, dalla prospettiva dei meloniani, passa dal Lido degli Estensi. In qualche modo una Mirabello 2.0. "La sinistra – dice Balboni, nella veste di coordinatore provinciale del partito – ci ha descritti come gli Unni. In realtà, abbiamo dimostrato di saper fare non solo a vincere, ma anche a governare". Gli applausi dalla platea sono generosi. Il coordinatore regionale, Michele Barcaiuolo, passa in rassegna il programma – oggi è prevista la candidata governatrice Elena Ugolini (moderata dal vicedirettore del Carlino Valerio Baroncini) e alla sera Arianna Meloni – ma soprattutto ribadisce un punto che gli sta a cuore: "Fratelli d’Italia ha una classe dirigente spendibile per governare comuni, regioni e per cambiare l’Italia come stiamo facendo". È benzina sul fuoco per il responsabile dell’organizzazione, Giovanni Donzelli che, nonostante il microfono ballerino, incendia gli animi. Gli argomenti sono quelli cari alla platea che ha di fronte. Perché, ribadisce "noi cerchiamo di tutelare l’Italia del buonsenso". L’apertura della campagna elettorale parte da un principio "che ci ha dimostrato, con la sua tenacia, la nostra premier Giorgia Meloni". "Non dobbiamo pensare che l’Emilia-Romagna sia impossibile come sfida – scandisce Donzelli – dipende tutto da noi: ci sono tantissime persone che anche in questo territorio, magari senza essere di centrodestra, vogliono poter vivere in un luogo in cui si può far carriera senza essere iscritti al Pd". C’è una complicità, uno scambio di battute e abbracci. La comunità di Fratelli d’Italia si raccoglie attorno al senatore Balboni che, a suo modo, impartisce direttive e dispensa consigli da navigato politico. "La mia età, ce l’ho", riflette davanti al pubblico. Il viceministro Galeazzo Bignami, assieme al senatore Marco Lisei, al deputato Mauro Malaguti e all’eurodeputato Stefano Cavedagna si aggira per lo stand in cui si raduna la folta platea di pubblico. Incarna il principio ribadito sul palco da Donzelli. "Possiamo essere al 3 o al 30%, ma la nostra base è la militanza. Perché noi gli italiani li guardiamo negli occhi". Delmastro disegna in aria con le mani degli spazi ideali, scandendo ciò che "è stato fatto in due anni corsari di governo". Corsari perché "abbiamo introdotto la tutela della proprietà privata, inasprendo le pene a chi le occupa. Capisco che per un partito che elegge la Salis, sia difficile da comprendere". Applausi. "Colpiamo le borseggiatrici, inaspriamo le pene per chi aggredisce le forze dell’ordine". La punta di orgoglio è legata all’azione condotta dall’esecutivo sulle carceri. "Sono quarantanove anni che sento parlare del sovraffollamento delle carceri – ricorda – ebbene, noi abbiamo costruito settemila posti letto su diecimila che ne mancano". Ma visto che le doti di favella non difettano, scompaginare i piani narrativi e anteporre paradigmi gli viene bene. "A sinistra, dopo le visite alle carceri, dicono sempre l’iconica frase: nessuno tocchi Caino. Noi, invece, vogliamo che nessuno tocchi Abele. Perché i nostri poliziotti penitenziari devono essere tutelati". Balboni calca la scena ricordando l’epopea della discussione al Senato sulla riforma del premierato. L’idea sulla riforma della Giustizia, "per la quale mi auguro un’opposizione meno ostruzionistica", è molto chiara: "Noi vogliamo separare le carriere dei magistrati, perché la magistratura requirente e giudicante devono avere due forme mentis differenti. I Csm devono essere diversi e, soprattutto, la difesa deve finalmente ambire ad un ruolo per lo meno di uguaglianza rispetto all’accusa". L’obiettivo è "superare la logica correntizia che ha sempre contraddistinto la nostra magistratura". Addio, anche all’abuso d’ufficio. Si accalora, è appassionato. La politica può fino a un certo punto, ma poi quando subentra l’antica passione forense, Balboni tira dritto. E per "l’amico" Delmastro, sfodera una difesa che smonta "l’impianto accusatorio della sinistra". La sua colpa? "Quella di aver raccontato agli italiani la verità".
CronacaAl via la festa di Fratelli d’Italia: "Venti mesi entusiasmanti": "La Regione? Dipende da noi"