A Ferrara ci sono degli adolescenti violenti e ne siamo preoccupati. Cosa si puo’ fare? Chiede il Carlino nel fondo di domenica. Sempre domenica, alle 10, ho assistito alla partita di calcio degli allievi dell’Ugo Costa contro Il Cus. Partita combattuta. Ragazzi di 16 anni che cadevano nel fango ma che si rialzavano aiutati spesso dai loro avversari. Al pranzo, in parrocchia S. Agostino, dopo la messa per il 50° anniversario, servivano a tavola i 200 invitati una quarantina di giovanissimi: 15-16 anni. In una scuola superiore di Ferrara quando un ragazzo (15-17 anni) compie gesti particolarmente gravi, anzichè essere sospeso viene mandato a servire per una settimana alla mensa dei poveri. In quei ragazzi sono avvenuti dei cambiamenti. Voglio dire che non dobbiamo andare a cercare sulla luna le soluzioni del problema educativo. La mia semplice ricetta consiste prima di tutto nel ridare qualità alle relazioni e ai luoghi frequentati dagli adolescenti. La relazione del mister con i suoi calciatori, dell’insegnante con gli alunni. Ogni lunedì vado a cena dal mio profe di italiano di 51 anni fa. Per me un maestro. Io stesso ho insegnato al liceo per 10 anni e ho centinaia di alunni, ormai 50enni, che quando mi incontrano, mi ringraziano per aver ricevuto umanità e amicizia. Perché non riscoprire la gioia e la fatica di stare con loro, di organizzare ancora l’oratorio, tenere aperte le scuole per attività opzionali coltivando l’arte e il gioco insieme, campeggi, escursioni, vacanze, campi di lavoro, volontariato? Non per loro ma con loro. Ho quasi 70 anni e non vedo l’ora di incontrare dei ragazzi in Associazione per raccontare quel poco di bene che insieme a tanti svantaggiati si è costruito. Trasmettere che i capi firmati sono semplicemente involucri vuoti e costosi che ricoprono l’insicureza e favoriscono l’omologazione. Coltivare il desiderio dell’anima e dell’amore disinteressato della solidarietà. Stare attenti a non contagiarli con la “spietatezza” dei discorsi da bar che hanno raggiunto i luoghi della politica. Non si buttano 60mila euro per sponsorizzare un “orgia” da 40mila persone e poi si tolgono i fondi ai doposcuola per adolescenti o si lasciano morire associazioni che da decenni si misurano con il disagio dei ragazzi in un quartiere risanato proprio grazie a queste realtà. Si chiamino a raccolta le forze vive della città che hanno a cuore la questione e si promuovano progetti finanziandoli, lasciando perdere i mega concerti, i recinti, le luminarie, gli incendi. In quella luce sfolgorante, ma fredda, tutti siamo troppo soli.
Domenico Bedin