Approda davanti al giudice il secondo filone dell’inchiesta bis sull’accoglienza migranti, l’ultimo rimasto in piedi dopo la raffica di archiviazioni chiesta (e ottenuta) dalla procura. L’iter giudiziario era proseguito soltanto per tre dei tredici indagati iniziali, per i quali il pubblico ministero Andrea Maggioni ha emesso un decreto di citazione diretta a giudizio per le ipotesi di reato (formulate a vario titolo) di truffa ai danni di Asp e prefettura e frode nelle pubbliche forniture. La data cerchiata sul calendario è il 23 aprile, giorno in cui verrà celebrata l’udienza predibattimentale. Gli imputati sono Marco Callegaro, legale rappresentante della cooperativa ‘Un mondo di gioia’ (difeso dall’avvocato Matteo Cavatton), Thomas Kuma Atongi e Kalu Success Nganshui, responsabili in momenti diverse della cooperativa ‘Vivere qui’ (avvocati Sara Bruno e Stefano Scafidi). Secondo gli inquirenti, Callegaro avrebbe presentato fatture per il servizio accoglienza migranti senza stornare le spese di natura personale o quelle estranee al progetto, ottenendo così dall’ente pubblico una somma maggiore rispetto a quella che in realtà gli sarebbe spettata. Nel dettaglio, la procura mette sotto la lente gli anni 2018 e 2020, nei quali avrebbe percepito presunti ingiusti profitti per 8.800 e 14mila euro. Al responsabile della cooperativa viene inoltre contestato il reato di frode nelle pubbliche forniture, in quanto sarebbe venuto meno al contratto offrendo un servizio ritenuto carente.
I responsabili di Vivere qui sono invece accusati ‘soltanto’ di truffa, in quanto avrebbero presentato fatture senza stornare spese personali e prelievi bancari a dire degli inquirenti ingiustificati. Nel dettagli, Atongi avrebbe ottenuto un ingiusto profitto per oltre 67mila euro tra prelievi, giroconti e spese estranee, mentre la somma contestata a Nganshui è di 11.530 euro.
Archiviate invece, si diceva, le posizioni di altri dieci indagati finiti sotto la lente della procura per la gestione delle spese legate al servizio di accoglienza migranti. Questi, attraverso lunghi e articolati interrogatori, erano riusciti a documentare e chiarire le varie voci di spesa, al punto da spingere l’accusa a chiudere il caso in quanto non sarebbero emerse irregolarità di carattere penale né elementi tali da sostenere un processo. Le posizioni già definitivamente archiviate sono quelle di Angelo Lucio Bruno, rappresentante legale della cooperativa Airone; Paola Castagnotto, legale rappresentante del Centro Donna Giustizia; Antonio Calzavara, associazione Anah; Alessio Calzavara, cooperativa Eccoci; Daria Tassoni, titolare dell’hotel Lupa; Ruggero Villani, legale rappresentante di Matteo 25 e Meeting Point; don Domenico Bedin, dell’associazione Viale K e della Meeting Point; Chiara Sapigni, legale rappresentante del Gruppo locale monsignor Filippo Franceschi; Nicola Zamorani, titolare dell’agriturismo Torre del Fondo e Adelina De Luca, rappresentante della cooperativa Una Vita da Mediano.