"Abbiamo un tetto, solo così ci difendiamo dalla bolla dei rincari"

Due aziende storiche si rivolgono ai consulenti

"Abbiamo un tetto, solo così ci difendiamo dalla bolla dei rincari"

"Abbiamo un tetto, solo così ci difendiamo dalla bolla dei rincari"

Vittorio Mangolini ha 54 anni. E’ fiero del suo lavoro, una storia di famiglia. L’impresa si chiama Frasma, è una delle poche in Italia in un settore che in un certo senso è legato ai fasti del passato. "Facciamo radiatori – spiega Mangolini – per auto storiche, per le auto d’epoca. Li costruiamo noi, partendo da zero. Dalla materia prima. E li restauriamo anche". Non solo il passato. Sfornano, è proprio il caso di dirlo, radiatori anche per il settore movimento terra e per l’agricoltura. "Ruspe e trattori", chiarisce. Un orgoglio quell’azienda, che però ha un costo. "Siamo definiti un’impresa energivora, usiamo i forni – precisa –, temperature molto alte. L’energia se ne va a fiumi, ne serve tanta. Un po’ meno il gas". Sono dovuti correre ai ripari, in tempi non sospetti. "Ci siamo staccati subito, siamo passati al mercato libero ormai da anni, il mercato tradizionale per capirci quello con il fornitore unico rischiava di rivelarsi una mazzata – racconta Mangolini –. Così abbiamo giocato d’anticipo. Sì, conviene. Anche se non parliamo di grandi cifre, già riuscire a tenere ferma la spesa per il consumo energetico è un bel vantaggio".

La griglia che luccica, sul cavalletto il radiatore di una Ferrari, gioiello della meccanica, il lusso compresso in un motore che quando dai gas fa le fusa, sornione come un gatto. C’è una data, all’inizio di questa avventura nel mondo delle corse, delle sfilate. E’ il 1974. "Il primo è stato mio nonno in un’officina in via Piangipane, poi mio padre, adesso ci sono io. Nelle nostre officine – ci tiene a precisare – facciamo artigianato artistico, realizziamo pezzi unici, frutto dell’esperienza artigianale tramandata da tre generazioni". Ma c’è quell’energia, che i forni bruciano. "Una percentuale alta – fa un po’ di conti –, rappresenta il 30% dei costi di produzione". Il contratto che hanno stipulato per l’energia è ormai in scadenza. "Siamo di nuovo in ballo – sottolinea –. Ti devi guardare intorno con attenzione, serve qualcuno che sappia consigliarti, un professionista perché il mercato è irto di ostacoli, di sorprese. La bolletta è un rebus".

Lo sa bene Enrico Sandri, da 47 anni torna a far rivivere la plastica con la sua impresa, la Val-Plast che si trova in via Arianuova a Bondeno. L’imprenditore ha sottoscritto, quando si formò la bolla che fece decollare il prezzo dell’anergia, un contratto con un fornitore con un tetto ai rincari. Perché prima di mettere quella firma il salto era stato del 300%, brividi per il fatturato. "Mi sono dovuto servire – precisa Sandri, che rigenera la plastica dal 1978 perché già allora capì quanto era importante trovare fonti energetiche altenative – di una società di consulenza, esperti che sanno come muoversi in questo mare di contratti e offerte, proposte e specchietti per le allodole. Con loro mi trovo bene". Anche qui il costo dell’energia è una mazzata. Sandri, iscritto alla Cna, guarda con orgoglio quella targa, nero su bianco l’attestato dell’Accademia dei Maestri Artigiani di Arti e Mestieri di Ferrara. Tributo ad un mondo, era il 2016, che vive di lavoro. "Spendiamo per la sola bolletta della luce – è un calcolo amaro – 13mila euro al mese. E per fortuna siamo riusciti a mettere quel tetto. Da anni ormai ho lo stesso numero di dipendenti, dobbiamo stringere insieme la cinghia per tenerli con noi, perché sono, siamo una famiglia. Una volta, negli anni Ottanta, riuscivi ad avere un fatturato. Dal Covid abbiamo sostenuto costi altissimi, ormai andiamo avanti alla giornata. Negli anni Ottanta guadagnavi, adesso non lo so più. L’azienda è la mia vita, è un dolore grande".

Mario Bovenzi