Ferrara, 6 gennaio 2012 - «Abbiamo tolto dalla strada un soggetto altamente pericoloso». Lo ripete più volte il colonnello Antonio Labianco. «Una persona con un elevata potenzialità offensiva per la società». Sergio Rubini, 52 anni festeggiati il giorno di Natale, disoccupato di Voghiera, dall’altra notte si trova rinchiuso all’Arginone con l’accusa di aver ammazzato Lenuta Lazar, 31 anni prostituta romena. E’ guardato a vista, giorno e notte, dalla Penitenziaria. Elevato è il pericolo di gesti inconsulti. Prima dell’atroce delitto commesso lunedì sera, il suo curriculum si era già macchiato due volte: negli anni ’80 era stato condannato per lesioni gravissimi ai danni di una ‘squillo’, negli anni ’90 per tentato omicidio ai danni della moglie. Rubini era consapevole del suo stato di difficoltà psicologica, soprattutto dopo la separazione dalla moglie, avvenuta un mese fa. La prossima settimana aveva un incontro fissato con uno psichiatra.
Raptus. «Rubini — sottolinea Labianco, comandante provinciale dell’Arma — non è un normale criminale che voleva rapinare quella povera donna. Ora ha bisogno di essere curato e seguito da vicino». L’ultima sua azione, di un’esistenza difficile, è cominciata lunedì sera. Alle 22, a Chiesuol del Fosso, all’altezza dell’ufficio postale, incontra Lenuta Lazar, 31 anni romena, domicilio nel bolognese, da un mese ‘squillo’ tra le vie di Ferrara. La carica sul suo furgoncino bianco. I due cominciano a parlare, poi succede qualcosa che fa precipitare la situazione. Rubini afferra un coltello a serramanico e si scaglia addosso alla ragazza nella parte retrostante del mezzo. La colpisce con una violenza inaudita: 23 le coltellate sul corpo. Il sangue è ovunque. Poi riparte, senza meta, in preda al delirio. Raggiunge la statale 16, arriva a Portomaggiore, si dirige verso le valli di Ostellato. Sul ponte di via Mezzano, accanto al Csm, spoglia Lenuta e scarica il cadavere nel canale Bando Valle Lepri, in una zona dove andava spesso a pescare. Si dirige verso casa, getta gli indumenti suoi e della donna in un qualche anfratto, così farà pure con l’arma del delitto, mai trovata. L’indomani pensa al furgone, lo lava e lo ridipinge all’interno per non lasciare tracce. Ma il rimorso lo assale, progetta il suicidio. Ingoia tranquillanti e si schianta con il furgone nell’Argentano.
L’inchiesta. E’ martedì sera. Carabinieri e Municipale procedono con i rilievi, Rubini è confuso ma non ferito. Mentre viene accompagnato al Sant’Anna, il furgone viene restituito a un parente. All’ospedale, davanti al padre, l’omicida confessa. Il suo racconto è farneticante, parla di una prostituta uccisa e buttata nel canale dove va a pescare. La famiglia, quella stessa notte, denuncia il tutto nella caserma di via del Campo. Davanti ai militari, Rubini fornisce ulteriori dettagli. Disegna il percorso per arrivare al ponte di via Mezzano. Partono gli accertamenti, ora dopo ora ogni sua parola trova conferma. «Sono stati due gli elementi importanti — spiegano il capitano Giuseppe Aloisi e il maggiore Gabriele Gainelli —: il ritrovamento del veicolo ridipinto e ripulito e la denuncia, per una prostituta romena scomparsa (Lazar, ndr), presentata da una connazionale in questura». Mercoledì pomeriggio, in ospedale, l’uomo confessa davanti al pm Ciro Alberto Savino; alle 22,10 arriverà il decreto di fermo per omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Perizia. Domani alle 10 è fissata l’udienza di convalida in carcere. L’uomo sarà difeso dall’avvocato Andrea Marzola. «Mi auguro — dice il legale — che in quella sede si discuta dell’unica cosa da discutere: l’accertamento sanitario per stabilire la capacità di intendere e volere di questa persona».
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