
La prima pagina dei giovani reporter della classe 5ª A della primaria di Goro (comprensivo di Mesola). Al lavoro con penna, computer e block notes per raccontare la storia e far rivivere le testimonianze.
Un’alluvione terribile: testimonianze e ricordi. Un’altra pagina per raccontare la storia, protagonisti i reporter della classe 5ª A della scuola primaria di Goro (istituto comprensivo di Mesola). Sono seguiti dalle docenti Arianna Ferrari e Alessio Ghezzo. E’ il loro primo articolo, già da queste righe emerge la loro stoffa da cronisti.
Grazie alle testimonianze raccolte di parenti, amici e conoscenti, descriviamo gli avvenimenti principali della catastrofe che colpì Goro il 13 novembre 1958.
Il signor G.M. racconta: "Mi svegliai prestissimo, ero molto preoccupato per l’eccezionale innalzamento del livello del mare causato dal forte vento di scirocco. Era quasi l’alba, andai al porto a controllare la barca, ad un tratto sentii muovere la terra sotto i piedi, corsi via velocemente per non finire in mare, vidi l’acqua sormontare l’argine ad est del porto che poi cedette, portandosi via case e barche. In seguito l’acqua invase via Bonello, “Ca Romanina” e “Valle Pioppa”; verso le 11:00 del mattino Goro era tutto allagato. Una scena apocalittica, famiglie intere cercavano di mettersi in salvo nei punti più sicuri, nei palazzoni e nel Municipio, chi aveva la casa a due piani ospitava le persone in difficoltà. Con le barche portammo donne, anziani e bambini a Volano e da lì, con le corriere, furono portati nei centri di accoglienza di Mesola, Codigoro e Tresigallo. Chi era rimasto in paese a ricostruire non aveva niente da mangiare, allora il parroco, Don Gino si attivò per far arrivare i primi viveri, ci mandarono del formaggio, quello fu il nostro cibo per parecchi giorni".
La zia M.T. dichiara: "Io ed altri bambini con le nostre mamme siamo stati portati in un asilo a Codigoro, poi dovetti separarmi dalla mamma per andare nelle colonie estive di Cesenatico che erano state aperte per aiutarci. Tornai a casa dopo nove mesi".
Il nonno L.T. ci dice: "Raggiunsi Ferrara sopra ad un barcone che trasportava merci sul fiume Po, quel giorno trasportò oltre cento sfollati. Avevo tre anni e la febbre quasi a 40°, mi hanno subito ricoverato e mi hanno diagnosticato una malattia alle gambe, non camminavo più, ho fatto sei mesi in ospedale e per fortuna sono guarito".
Mentre I.B. che è un altro nonno, riferisce: "Siamo partiti in tre fratelli poi ci hanno diviso per portarci nelle case-famiglia. Quando tornai, l’acqua era stata prosciugata, le persone collaboravano insieme e persino i bambini facevano la coda davanti all’asilo “Stella Maris” che era diventato il centro di distribuzione dei viveri e prodotti di prima necessità". L’aspetto degno di nota di questo disastro è stato l’aumento dell’alfabetizzazione; infatti, arrivati nelle colonie, gli alunni che già frequentavano la scuola elementare poterono riprendere gli studi e molti bambini, che per motivi economici non andavano a scuola, impararono a leggere e a scrivere. Questa tragedia ha segnato la storia di Goro, però grazie al sacrificio e alla voglia di fare le cose per bene della gente, il paese riuscì a risollevarsi.
I cronisti della classe 5ª A scuola primaria di Goro