REDAZIONE FERMO

Vittima del racket della prostituzione. Condannati a nove anni i tre aguzzini

La ragazza accerchiata e aggredita dagli uomini in una zona agricola, salvata dall’intervento dei carabinieri. Era stata portata al pronto soccorso e dimessa con una prognosi di 30 giorni, inizialmente restia a collaborare. .

Il tempestivo intervento dei carabinieri aveva. evitato conseguenze peggiori per la ragazza e. permesso di arrestare gli aggressori

Il tempestivo intervento dei carabinieri aveva. evitato conseguenze peggiori per la ragazza e. permesso di arrestare gli aggressori

L’avevano accerchiata in tre e l’avevano massacrata a calci e pugni, per poi farla salire in macchina con loro e scappare. Il tempestivo intervento dei carabinieri aveva sicuramente evitato conseguenze peggiori per quella ragazza e aveva permesso di arrestare gli aggressori. In manette erano finiti tre albanesi rispettivamente di 29, 25 e 23 anni. Il 23enne è risultato anche irregolare sul territorio nazionale e destinatario di un decreto di espulsione. I tre sono stati processati con rito direttissimo al tribunale di Fermo e sono stati rispettivamente condannati a tre anni e quattro mesi, tre anni e due anni e otto mesi.

Tutto era iniziato quando i carabinieri avevano condotto un’azione tempestiva e risolutiva in seguito ad una segnalazione telefonica pervenuta alla centrale operativa del Comando provinciale.

L’operazione era scaturita dalla rapida risposta dei militari dell’Arma alla segnalazione di alcuni residenti che avevano notato una ragazza accerchiata e aggredita da tre uomini in una zona agricola di Montegranaro. I carabinieri si erano subito messi in azione e avevano intercettato il veicolo con cui i quattro si erano allontanati e avevano accertato che la vittima era stata ripetutamente picchiata dai tre albanesi, suoi conoscenti, per motivi verosimilmente legati al mondo dello sfruttamento della prostituzione. I carabinieri avevano accertato che la ragazza era stata trattenuta contro la sua volontà all’interno dell’auto, sotto minacce. La vittima, nonostante inizialmente restia a collaborare, era stata trasportata al pronto soccorso di Fermo e dimessa con una prognosi di 30 giorni per lesioni multiple al volto, al capo, agli arti superiori e inferiori, e una frattura delle ossa nasali. Successivamente era stata collocata in una struttura protetta. Come disposto dalla Procura della Repubblica di Fermo, uno degli albanesi, incensurato, era stato tradotto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione.

Gli altri due erano stati invece richiusi in carcere. Poi dopo la convalida degli arresti, in attesa di essere processati, per i tre era stata disposta una misura cautelare minore, ovvero l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Infine il processo e la condanna a nove anni complessivi di reclusione per il terzetto.

Fabio Castori