Fermo, 13 agosto 2023 – Si era reso responsabile di ripetuti abusi sessuali nei confronti di una 13enne elpidiense, immortalando le violenze consumate con foto e video.
Per questo motivo un 37enne di Civitanova Marche è finito alla sbarra per rispondere del reato per violenza sessuale aggravata su minore. Il processo ha preso il via con l’acquisizione degli atti investigativi e del materiale hard incriminato.
Poi è stata la volta della testimonianza della mamma della ragazzina che ha raccontato di essersi rivolta ai carabinieri dopo aver appreso che la figlia potesse essere stata oggetto di attenzioni sessuali da parte di un 37enne, con cui la donna aveva intrattenuto una relazione sentimentale per diversi mesi.
I militari, percepita la gravità dei fatti e delle confidenze ricevute, avevano immediatamente avviato una minuziosa e riservata attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Fermo.
Gli investigatori avevano raccolto una serie di elementi che, di volta in volta, avevano rafforzato l’ipotesi che effettivamente la ragazzina potesse essere stata oggetto di illecite attenzioni sessuali.
L’autorità giudiziaria, coordinando e condividendo l’attività investigativa condotta dai carabinieri elpidiensi, aveva quindi disposto a carico del 37enne l’esecuzione di una perquisizione personale e domiciliare, nel corso della quale i militari dell’Arma avevano rinvenuto e sequestrato materiale informatico, foto e video, poi risultati, all’esito degli accertamenti tecnici forensi disposti dal magistrato inquirente, di assoluta rilevanza probatoria. Le risultanze investigative avevano permesso di documentare chiaramente, numerosi e distinti episodi di abusi sessuali subiti dalla minore, ad opera del 37enne, nel periodo in cui egli frequentava l’abitazione di quel nucleo familiare.
L’estrema gravità degli elementi acquisiti aveva cristallizzato, al di là di ogni ragionevole dubbio, univoche responsabilità in capo all’indagato, motivo per il quale la Procura della Repubblica di Fermo aveva avanzato una richiesta di custodia cautelare in carcere al giudice per le indagini preliminari, il quale, concordando con l’ipotesi accusatoria del magistrato inquirente e dei carabinieri, aveva emesso il provvedimento cautelare.
L’ordinanza era stata puntualmente eseguita dagli stessi militari dell’Arma e il 37enne, al termine delle formalità di rito, era stato tradotto presso la casa di reclusione di Fermo, a disposizione dell’autorità giudiziaria mandante.