
La vittima dell'omicidio, il 31enne Mihaita Radu
Fermo, 26 marzo 2025 - Dopo aver ucciso a coltellate Mihaita Radu, un operaio elpidiense 31enne di origini rumene, era scappato in Albania per sfuggire alla cattura. Poi, per rivedere i suoi familiari, ha fatto ritorno a Fermo, ma sulle sue tracce c’erano già i carabinieri, che lo hanno tratto in arresto.
L’operazione è stata messa segno dai militari del Nucleo investigativo del Reparto operativo, coadiuvati dai colleghi di Porto Sant’Elpidio e in manette è finito Besmir Toja, un albanese di 36 anni, domiciliato a Lido Tre Archi, già noto alle forze dell'ordine per precedenti reati, in particolare legati allo spaccio di stupefacenti e contro il patrimonio. I carabinieri hanno dato esecuzione a un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica, a carico del 36enne in quanto deve scontare una pena di 22 anni e 9 mesi di reclusione, a seguito della condanna per omicidio volontario ai danni dell’operaio rumeno.
Cosa successe la notte dell’omicidio
Il tragico evento si era verificato nella notte tra il 16 e il 17 febbraio 2020, in un contesto di rivalità per il controllo del traffico di sostanze stupefacenti nel territorio. La fase investigativa, avviata immediatamente dopo l'omicidio, aveva visto gli uomini del Nucleo investigativo del Reparto Operativo di Fermo impegnati in un lavoro minuzioso e costante.
Tutto era iniziato il 17 febbraio 2020, intorno alle 5 del mattino: i militari erano stati allertati dal 118 in seguito alla segnalazione di un residente che, transitando in via Pescolle, aveva scoperto il corpo della vittima, successivamente identificata come l’operaio rumeno. Gli accertamenti preliminari, condotti dagli investigatori e dal medico legale, avevano rivelato che il decesso era avvenuto a causa di ben 30 fendenti inferti alla schiena della vittima con un'arma bianca.
Le indagini, che si erano avvalse di tecniche investigative tradizionali affiancate da accertamenti scientifici e attività di monitoraggio, con analisi meticolosa di tutti i sistemi di videosorveglianza disponibili e dei tabulati del traffico telefonico, nonché l’approfondimento delle frequentazioni dei due, avevano consentito di risalire all’autore materiale del delitto. Già pochi giorni dopo l'omicidio, però, il giovane albanese si era reso irreperibile allontanandosi dal territorio nazionale. Grazie a una proficua cooperazione con le autorità albanesi, attraverso il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia, è stato possibile localizzarlo prima in Albania e poi nella provincia di Fermo dove aveva fatto rientro anche per motivi di salute e per riavvicinarsi alla famiglia e ai figli rimasti in Italia. La professionalità e la capacità investigativa dei carabinieri hanno portato a raccogliere prove decisive che hanno consentito di ottenere la condanna definitiva dell’individuo che ora si trova recluso nel carcere di Fermo.