Fermo, 9 gennaio 2025 – Quando si ubriacava era sempre la stessa drammatica storia: iniziava a demolire casa e aggrediva la madre. Tutto questo fino a quando la donna, una 68enne del posto, aveva deciso di chiedere aiuto ai carabinieri, che, con un tempestivo intervento, avevano evitato il peggio e tratto in arresto il figlio violento, un 37enne di Porto Sant’Elpidio. L’uomo è finito alla sbarra e, al termine del processo, è stato condannato a tre anni di reclusione per maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate, resistenza e minaccia a pubblico ufficiale. La storia era emersa quando i militari di Porto Sant’Elpidio, attivati della centrale operativa di Fermo, erano intervenuti presso l’abitazione della donna. Al momento dell’arrivo dei carabinieri, il figlio convivente, in preda ai fumi dell’alcol e in uno stato di grave alterazione psicofisica, aveva distrutto il mobilio dell’abitazione e con un bastone aveva provocato una piccola lesione allo zigomo della madre. I militari si erano immediatamente frapposti tra i due, impedendo che l’aggressione del figlio al genitore potesse avere più gravi conseguenze.
Ciò nonostante, il 37enne era ripetutamente tornato ad inveire contro la donna, cercando di colpirla nuovamente. Il giovane era stato bloccato con non poca fatica dagli uomini dell’Arma, ai quali però aveva opposto una viva resistenza nel tentativo di vincere la loro azione di placcaggio, per tornare a colpire la madre, non disdegnando nel frattempo, di profferire minacce all’indirizzo dei due militari, per farli desistere dal loro intervento.
Fortunatamente l’azione combinata e decisa dei due carabinieri aveva messo fine alla brutale violenza dell’uomo, che era stato definitivamente reso inoffensivo per poi essere accompagnato presso la caserma di Porto Sant’Elpidio, dove era stato dichiarato in arresto per maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate, resistenza e minaccia a pubblico ufficiale. Dopo le formalità di rito, e smaltiti i fumi dell’alcol, il 37enne era stato tradotto presso la casa di reclusione di Fermo, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Fermo, su richiesta della Procura della Repubblica, che aveva condiviso pienamente le risultanze investigative raccolte dagli uomini dell’Arma, aveva convalidato il provvedimento di arresto e, valutata la gravita della condotta del giovane, aveva disposto la sua custodia in carcere.