Porto Sant’Elpidio (Fermo), 2 settembre 2023 – Tracce di sostanze stupefacenti trovate nel sangue e acqua presente invece nei polmoni.
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Sono questi i primi elementi emersi dagli esami autoptici e tossicologici effettuati ieri pomeriggio all’obitorio di Fermo sulla salma di Galina Banea, la turista moldava di 33 anni il cui cadavere seminudo è stato trovato sulla battigia della spiaggia di Porto Sant’Elpidio lo scorso luendì. Per il resto il medico legale Luca Pistolesi e il collega tossicologo Rino Froldi, che si sono occupati delle analisi sul cadavere della povera giovane, si sono presi due mesi di tempo per presentare i risultati definitivi dell’autopsia.
Nel frattempo restano i primi sommari elementi raccolti che confermerebbero l’ipotesi degli inquirenti, secondo cui la ragazza avrebbe assunto droga e la tragedia si sarebbe consumata nello specchio d’acqua antistante la zona sud della spiaggia di Porto Sant’Elpidio. Ora la polizia, che indaga sul misterioso decesso, sarà chiamata a capire se la 33enne sia stata drogata o abbia assunto volontariamente le sostanze trovate nel sangue.
Per il momento restano due gli indagati per cessione di droga: un elpidiense di 45 anni e uno straniero 40enne, ovvero le persone che hanno trascorso la serata con turista prima che si consumasse la tragedia.
Resta invece ancora fitto il mistero sulla dinamica del decesso e sul perché la turista 33enne non indossasse pantaloni e slip al momento del rinvenimento della salma.
Come detto, l’ipotesi più accreditata è che la ragazza fosse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti che ne abbiano compromesso le capacità psicofisiche.
Tutto il resto è ancora un intricato giallo pieno di quesiti: se la giovane moldava si sia tuffata in acqua per un bagno serale, perché si è tolta pantaloni e slip e ha lasciato indosso solamente reggiseno e maglietta?
E ancora, perché tuffarsi in acqua in una zona che non conosceva visto che era giunta a Porto Sant’Elpidio da appena pochi giorni?
Questi quesiti , al momento senza risposta, lasciano la porta aperta ad un’ipotesi ancor più inquietante, quella di un approccio sessuale finito male e consumatosi proprio in mare.
Le uniche certezze che al momento ci sono sono riguardano due aspetti della tragedia: che la 33enne era sotto l’effetto della droga e che il decesso è avvenuto in acqua. Per il resto ci sono solo ipotesi che dovranno essere confermate o smentite dal referto dell’autopsia, dell’esame tossicologico e dalle immagini dei sistemi di sorveglianza pubblici e privati acquisti dagli investigatori della questura.