ANGELICA MALVATANI
Cronaca

Tre Archi di Fermo: "Io, postina vi racconto il bello che c’è"

Rotili è conosciuta da tutti nel popoloso quartiere sulla costa noto per fatti di cronaca legati a spaccio e degrado, ma dove convivono 41 etnie

Fabiola Rotili

Fermo, 8 luglio 2023 – C’è un angolo, a Lido Tre Archi, dove il cielo e il mare diventano una cosa sola, a raccontare di una natura ancora incontaminata e bella, proprio di fronte al campeggio L’oasi. È il tratto di spiaggia preferito di Fabiola Rotili che qui è conosciuta da tutti perché fa la postina. Un mestiere difficile, in un quartiere complesso e popoloso come Tre Archi, che lei affronta con un sorriso, con spirito di adattamento, con tanto amore per questo luogo colorato.

"Sono nata a Monteleone di Fermo, da bambina è qui che andavo al mare, c’è una pista di pattinaggio che era il nostro luogo del cuore. Quando nel 2018 mi hanno mandato qui a fare la porta lettere ho avuto un attimo di timore, ero come tutti condizionata dal sentito dire, dalla fama, in larga parte immeritata, di questo quartiere".

Fabiola lavora in Poste dal 1991, dal 2007 è fissa e dal 2018 assegnata alla costa nord del fermano, fino a Porto Sant’Elpidio.

"Qui convivono 41 etnie diverse, ci sono zone in cui vivono solo persone straniere che però qui si sono ben inserite, altre nelle quali ci sono quelli che hanno scelto Lido Tre Archi per vivere, dopo averci fatto le vacanze per anni. C’è un po’ di tutto e la difficoltà di chi porta lettere, buste e avvisi è trovare il filo di una simile complessità. Mi sono capitati nomi stranissimi che poi non sono riuscita a collocare da nessuna parte, un giorno mi è passata sottomano una lettera indirizzata a Saddam Hussein. E poi ci sono gli indiani che hanno tutti lo stesso nome, quelli che cambiano casa spesso, quelli che gli avvisi non li ritirano più dalla cassetta della posta. C’è chi non ha messo il nome sul campanello ma ormai so dove sta, chi risponde al telefono e mi fa lasciare i pacchi in tabaccheria, un bel punto di riferimento per il quartiere".

Negli anni non si è mai trovata in qualche situazione spiacevole?

"Devo dire che sono stata sempre rispettata, anche quando ho avuto occasione di fare qualche incontro spiacevole. Mi sono imbattuta una volta anche nei famosi cani di grossa taglia che poi sono stati sequestrati ma per fortuna non ce l’avevano con me. Così come una volta una persona mi ha aggredita a parole perché non gli era arrivato un pacco che aspettava, era un giorno in cui un collega mi ha sostituito e non sapeva dove abitasse questa persona che io invece conosco e il pacco era tornato indietro".

In generale Fabiola è contenta di lavorare qui.

"Quando incontro le donne africane, e ce ne sono tante, è una festa, sono solari, allegre, accoglienti. Una volta mi hanno voluto a pranzo, un’altra mi ha fatto le treccine ai capelli con uno sconto. Tra di loro sono molto solidali, i bambini sono felici, anche in messo alle difficoltà che certe situazioni manifestano proprio dal punto di vista sociale. Ecco, quello che volevo dire è che qui c’è tanto di buono, tanti colori, storie, persone belle. Da quelle si può partire, per dare una percezione diversa a un quartiere bellissimo, specchio peraltro del nostro tempo fatto di migrazioni, di contaminazioni, di incontri".