Sangue, la battaglia dell’Avis: "Centri aperti col contagocce. Ad agosto donare è difficile"

Lanciotti e Simoni: "Già siamo sotto di 600 sacche rispetto all’anno scorso. Sant’Elpidio a Mare avrà zero sedute di raccolta, Porto San Giorgio pochissime".

L’estate è un tempo difficile per chi deve raccogliere sangue, per chi vorrebbe donarlo, per chi ha bisogno di riceverne. L’unico materiale salvavita di cui disponiamo, che non si può riprodurre in laboratorio, è legato alla generosità e al senso civico delle persone, bisognerebbe fare tutto il possibile per averne una bella scorta e invece ogni volta per l’Avis diventa una battaglia complessa, tra la cronica scarsità di personale dei centri trasfusionali, sedute di raccolta cancellate, pensionamenti imminenti che diventeranno assenze pesanti. A dirlo è il vice presidente regionale dell’Associazione donatori sangue, Giovanni Lanciotti, insieme con la presidente della sezione provinciale fermana Elena Simoni che spiegano come ad agosto si registreranno ben 38 giorni di chiusura delle sedi di raccolta sangue e ce ne sono sei nel territorio fermano: "Fermo è quello principale ma abbiamo anche Montegranaro, Montegiorgio, Porto San Giorgio, Sant’Elpidio a Mare e Amandola. Certi posti sono praticamente sempre chiusi questo mese, proprio per mancanza di personale, penso a Sant’Elpidio a Mare che ad agosto non avrà nemmeno una seduta di raccolta ma anche Porto San Giorgio ne avrà pochissime. Già siamo sotto di circa 600 sacche rispetto all’anno precedente, nel periodo da gennaio a giugno di quest’anno, con queste prospettive rischiamo grosso", sottolinea Simoni. In particolare a mancare è il sangue del gruppo A negativo, ma non c’è abbondanza di nessun gruppo, mancano almeno tre medici e la responsabile del centro trasfusionale, Giuseppina Siracusa, che tanto ha fatto per incentivare la raccolta, andrà presto in pensione: "Con lei perderemo davvero un aiuto fondamentale, tutto il personale medico e infermieristico sta facendo sforzi enormi e anche i donatori hanno davvero un atteggiamento encomiabile. Grazie al numero unico di prenotazione riusciamo a chiedere anche a chi vive nelle zone dei centri periferici a spostarsi a Fermo, molti lo fanno ma è davvero un disagio, specie d’estate, col caldo, i parcheggi da trovare, la giornata da organizzare. Dovremmo rendere la vita e la donazione il più possibile semplice per i donatori e invece gliela complichiamo a dismisura e il rischio è che qualcuno si scoraggi e si allontani per sempre. E non ce lo possiamo permettere". Sono circa 4 mila i donatori attivi sul territorio ma il numero è in calo e servono sempre giovani e persone che abbiamo voglia di spendere un po’ di tempo per gli altri, donando la cosa più preziosa, una speranza di vita. L’impegno dell’Avis è totale ma oggi servono risposte concrete: "Avevamo cinque medici e il primario, ne abbiamo due e un primario che a settembre deve lasciare e non c’è ancora il concorso per sostituirlo. Oggi serve un segnale forte, altrimenti per noi è durissima attrarre nuovi donatori ma anche mantenere i nostri storici donatori fermani che reggono il sistema solo grazie alla loro generosità. Facciamo appello alla direzione dell’azienda sanitaria di Fermo perché si ponga la questione al centro dell’agenda di lavoro", conclude Lanciotti. Angelica Malvatani