
"Promesse, illusioni e, quando sembrava che potessi riabbracciare definitivamente la mia bambina, il silenzio più totale, il nulla. L’assistente sociale non risponde più e i giudici giocano a ping pong con i miei sentimenti di padre. Ora basta non sono più disposto a farmi prendere in giro: dopo quasi tre anni e dopo aver dimostrato di essere estraneo all’omicidio della piccola Jennifer non ci sono più scuse per trattenerla. E poi un ultimo disperato appello all’assistente sociale e ai giudici: "Ridatemi mia figlia". Alì Krasniqi, il papà di Jennifer, la bambina di 6 anni uccisa dalla compagna dell’uomo, Pavlina Mitkova, la 38enne di origine bulgara condannata per questo motivo a 25 anni di reclusione, è arrivato al limite della sopportazione umana e la sua storia sta diventando a dir poco paradossale. A Krasniqi, ex ufficiale dell’esercito kosovaro, è stato tolto l’affidamento della più piccola delle sorelline, Chiara, pochi giorni dopo l’omicidio, consumato nella casa di Servigliano dove vivevano i quattro. Da allora gli è stato impedito per un lungo periodo di vederla, per poi permettere incontri protetti mensili. Inizialmente il provvedimento era stato preso perché gli inquirenti non erano sicuri dell’estraneità del padre, cosa che invece è stata dimostrata. "Non riesco a capire – continua Krasniqi - se è un accanimento nei miei confronti o se è menefreghismo da parte dell’assistente sociale e dei giudici. Il mio avvocato ha presentato diverse istanze, ma è come se non esistessimo. Nessuno ci dà una spiegazione e nel frattempo mia figlia si trova in una casa protetta. Inizialmente ho accettato, mio malgrado, la decisione del magistrato, ma ora che la mia compagna è stata condannata ed io sono risultato estraneo, con quale pretesto non mi restituiscono Chiara? E’ devastante per me e per lei vederla una volta al mese in quel modo. La piccola non sa più cosa pensare e inizia a chiedersi cosa abbia fatto per tenermi lontano da lei. La verità è che non ho fatto niente e la mia vita è stata distrutta come quella delle mie due bambine: Jennifer è stata uccisa e Chiara mi è stata portata via".
In effetti sulla carta non ci sarebbe alcun motivo per trattenere la bambina nella casa protetta. Il papà è stato scagionato dalle telecamere, che hanno dimostrato che quella maledetta sera dell’8 gennaio 2020, tra le 19 e le 23, il lasso di tempo in cui è stato consumato il delitto, l’uomo non era in casa. Krasniqi in un colpo solo si è visto portar via due figlie, quella uccisa e quella di cui gli è stata negata temporaneamente la responsabilità genitoriale. Dalla sera del delitto ha perso tutto. "La mia vita è stata fatta a pezzi – continua Krasniqi – ma lo stillicidio continua. Non mi fanno trovare la strada. Il giudice sostiene che la responsabilità è dell’assistente sociale, l’assistente sociale dice il contrario. Io nel frattempo lavoro 12 ore al giorno per guadagnarmi da vivere, dare la possibilità a Chiara di tornare a casa. Invece i soldi che guadagno li devo spendere in avvocati e per i viaggi con i quali ogni mese raggiungo la mia piccola. Almeno la affidassero ad uno dei miei parenti, a mio fratello, che almeno la affidassero a loro, così che Chiara possa ritrovare degli affetti veri".
Fabio Castori