Un lembo di terra con immense potenzialità, creato per essere il paradiso dei turisti e, nel tempo, diventato un quartiere ghetto. Un quartiere con ben 41 etnie presenti che cerca di rialzarsi, che ha nuove strutture, che crea attività commerciali, ma che si trova a fare i conti con un problema quotidiano: l’illegalità. E’ Lido Tre Archi, il quartiere più controverso di Fermo da quarant’anni a questa parte. Lido Tre Archi nasce agli inizi degli anni ‘80 come zona residenziale a vocazione turistica. E’ dotato di attività commerciali, piscine, campi da tennis e impianti sportivi. Un gioiello di modernità in un luogo strategico a cavallo di prestigiose località balneari. Nel giro di pochissimo tempo diviene un’oasi di seconde case per le vacanze e molti degli immobili vengono acquistate da turisti del Norditalia, soprattutto lombardi e piemontesi. Trascorso qualche anno, però, si capisce che qualcosa non va. Quei palazzoni con tanti monolocali, bilocali e appartamenti, diventano un’arma a doppio taglio: se da una parte attirano migliaia di turisti in estate, dall’altra diventano d’inverno il luogo ideale per la prostituzione in casa e su strada. E dove c’è prostituzione, c’è malavita. E’ così che inizia il lento degrado del quartiere. Gli appartamenti pieni nella stagione calda e vuoti nella stagione fredda, vengono affittati a lucciole, transessuali, papponi e malavitosi. La situazione inizia ad essere ancora più pesante quando entrano in scena personaggi della malavita organizzata in soggiorno obbligato, che immettono nel nostro territorio un virus fino a quel momento sconosciuto, chiamato infiltrazione mafiosa. Sono gli anni dell’ascesa dei boss in esilio della Sacra Corona Unita e della Camorra, che creano organizzazioni sul territorio servendosi anche di manovalanza locale. Lido Tre Archi diventa il quartiere delle pistole, delle bande armate, del racket della prostituzione, degli affitti "sporchi" degli immobili, del traffico di droga.
La situazione si incancrenisce e il quartiere negli anni ‘90 diventa il bubbone delle province di Fermo e Macerata, a scapito dei tanti residenti onesti che hanno lavorato una vita per acquistare il loro piccolo posto al sole. Un importante giro di vite di carabinieri, polizia e Guardia di Finanza, riesce con una lunga serie di operazioni a scardinare le organizzazioni di stampo mafioso e la prostituzione. Alcuni boss finiscono in carcere, altri ancora peggio, altri nel frattempo invecchiano e lasciano spazio ai nuovi arrivi. Ecco allora che entrano in scena le bande multietniche di romeni, albanesi e nordafricani che acquisiscono rispettivamente i mercati del sesso, della cocaina e dell’eroina. Poi la prostituzione viene spazzata via dalle forze dell’ordine, ma, nel frattempo Lido Tre Archi diventa la più grossa piazza di spaccio delle Marche attualmente in mano ai clan magrebini.
Fabio Castori