MARISA COLIBAZZI
Cronaca

Ramadan 2019 fine, nella moschea i ragazzi raccontano l’Islam

Porte aperte alla gente, visita nella struttura e rottura del digiuno. Presenti tante autorità

La fine del Ramadan a Fermo

Fermo, 2 giugno 2019 - L'Imam Labdidi Abdellah affida ai giovani della comunità islamica, molti dei quali nati in Italia, il compito di guidare gli ospiti in visita alla moschea per il ‘Ramadan a porte aperte’.

Le ragazze e i ragazzi vivono questo momento con evidente piacere e orgoglio nel testimoniare la loro religione, illustrano gli spazi della moschea, rispondono al fuoco di fila di domande delle autorità e della gente comune, tutti garbatamente curiosi di sapere e conoscere.

Il tempo di calzare un copriscarpe e poi inizia la visita. La prima tappa è una piccola biblioteca con libri che spaziano dal Corano, alla vita di Maometto, al digiuno, al Ramadan e tanto altro ancora. Sono scritti in arabo «ma anche in italiano perché molti sono nati qui – spiegano Zimeb (16 anni, di Monte Urano) e Wissal (15 anni d Sant’Elpidio a Mare) –. Per noi non è una biblioteca, ma una fonte. Ci veniamo spessissimo, perché ci sono sempre cose nuove da sapere, ma anche perché ci piace leggere, sapere».

Subito dopo, la tappa è nella moschea vera e propria: il pavimento è completamente ricoperto di tappeti, «e gli archi che vi sono rappresentati indicano la Mecca», spiegano altre due giovani. Una di loro, Alice Fiorentini è italiana, ha 26 anni, è di Montegranaro ma da quando si è sposata (con rito civile) con un musulmano abita a Monte Urano e ha due figli. «Mi sono convertita alla religione musulmana da 5-6 anni. Come l’hanno presa i miei genitori? All’inizio non molto bene, soprattutto mia madre. Da quando ho messo il velo i problemi sono aumentati e adesso abbiamo un rapporto migliore. Adesso per loro, l’importante è che io sia felice. E io lo sono».

Ancora più avanti, altre due ragazze, Kawttar (21 anni, nata a Fermo) e Oumaima (18 anni, è nata in Marocco, ma è in Italia da quando aveva 1 anno): «Come viviamo la religione? E’ un momento in cui ci relazioniamo con gli altri, con persone che, come noi, vogliono sapere, leggere, conoscere». Arriva anche don Pietro Orazi, in rappresentanza dell’arcivescovo. Lo accoglie Abdellah e si fermano a parlare davanti al trono in cui siede l’Imam durante le preghiere.

«E’ la prima volta che vengo in questa moschea – dice don Orazi – e credo sia importante che ci sia un dialogo reciproco. Il Santo Padre e il grande Imam hanno firmato un documento comune sulla fratellanza universale». Sono concetti per niente nuovi per Abdellah che da sempre parla di rispetto dell’uno verso l’altro e del ruolo che devono avere le religioni anche nel relazionarsi con chi ha una fede diversa. «Noi, alla Caritas, - aggiunge don Orazi – assistiamo tutti, senza guardare il loro credo e così facciamo alla mensa del Ponte». Ci sono il prefetto Vincenza Filippi, il questore Luciano Soricelli, la presidente della Provincia, Canigola, l’assessore sangiorgese, Baldassarri, il sindaco di Fermo, Calcinaro, ma soprattutto arriva la gente. Intanto, si avvicina l’orario della rottura del digiuno.