Sant’Elpidio a Mare (Fermo), 8 giugno 2024 – Adesso arriva la parte più difficile delle fasi di costruzione del nuovo ponte sull’Ete Morto: dal 17 giugno, il ponte sarà chiuso al traffico per consentire la realizzazione della nuova infrastruttura e, stando alle previsioni del Genio Civile, non sarà riaperto prima della metà di settembre, sempre che non ci siano intoppi che richiedano di allungare i tempi. Poche settimane fa, la notizia della prevista chiusura estiva di quel tratto strategico della provinciale Brancadoro, aveva messo in fibrillazione soprattutto le attività commerciali di Casette d’Ete, pensando che per tre lunghi mesi, il traffico sarà dirottato su strade alternative, fuori dell’abitato.
I materiali per la costruzione del nuovo ponte dovrebbero arrivare ai primi di luglio ma, nel frattempo, la chiusura al transito, si rende necessaria per consentire alla ditta di ultimare i lavori sui piloni in modo tale da avere tutto pronto per quando inizierà l’assemblaggio vero e proprio del ponte. Come già anticipato dagli stessi responsabili del Genio Civile, sono cambiate strada facendo le modalità di lavoro nel cantiere: il nuovo ponte sarà costruito sopra quello esistente che sarà demolito non appena l’opera sarà completata.
Della ormai imminente chiusura sono stati informati gli amministratori, la Polizia Locale che dovranno attivarsi per disporre tutta la segnaletica e le informazioni necessarie sulle strade alternative al ponte, ovvero la provinciale Mezzina (dal lato monte) e la strada Santa Croce (dal lato mare). Disagi ci saranno per chi deve raggiungere il posto di lavoro nella zona industriale Brancadoro (ma non solo). Saranno tangibili le conseguenze per le attività commerciali della frazione, che risentiranno più di tutti dei disagi. Se l’esperienza dei 20 giorni di chiusura dello scorso febbraio, aveva già segnato molti commercianti, esercenti pubblici, ristoratori, pensare ai prossimi tre mesi è motivo di forti preoccupazioni. C’è la possibilità di un ristoro per i mancati incassi per cause di forza maggiore, ma c’è chi spera che anche il Comune faccia la sua parte, con riduzioni di qualche imposta, sostegni economici o altri segni di vicinanza.