REDAZIONE FERMO

Piatti semplici e creativi. Incantati dalla lezione di Enrico Mazzaroni

Enrico Mazzaroni, chef del Tiglio a Montemonaco, promuove la Dieta mediterranea e la valorizzazione delle produzioni locali in un incontro con gli studenti dell'Istituto Carlo Urbani. La semplicità e la qualità sono le chiavi per il futuro della ristorazione.

Lunedì 25 novembre. Mattino. Teatro di Porto San Giorgio. I ragazzi dell’Istituto Carlo Urbani di Porto Sant’Elpidio sono silenziosi e attenti. Sul palco è salito un personaggio. Si chiama Enrico Mazzaroni, poteva accedere alla carriera universitaria, ha scelto di diventare cuoco e alla fine è uno chef con i fiocchi. Il Tiglio di Isola san Biagio a Montemonaco è suo. Può raccontare molto agli studenti che diverranno anch’essi maestri di cucina. Il tema è la Dieta mediterranea. L’evento è promosso dalla Confartigianato. Enrico non si fa scrupoli. E pone due domande all’uditorio giovanile: "A colazione, oggi, avete mangiato pane integrale, miele e un’arancia? E lo avete fatto con la vostra famiglia?". I ragazzi tacciono. Il suo non è rimprovero. Mazzaroni traccia una rotta. Ha visto declinare le stelle, ha visto ristoranti che le hanno rispedite al mittente, sta accadendo qualcosa nel mondo della ristorazione. Sta accadendo che il futuro a tavola ha il cuore antico della tradizione, delle bontà semplici, della Dieta mediterranea, appunto. E lui, la parola semplicità, la propone e ripropone. Lo fa raccontando di sé. Il Tiglio nasce ai primi del Duemila. Cresce piano all’ombra del grande albero. La cucina è di livello. Enrico punta sulla qualità. Poi, il maledetto terremoto del 2016. I locali sono distrutti. A Montemonaco non si può più. Così scende al mare. A Porto Recanati apre un locale. È un successo. Ma il cuore è rimasto in montagna. Così, appena il pericolo è passato, l’edificio ricostruito e sistemato, Mazzaroni torna ai piedi della Sibilla e del Vettore. Perché? Perché - spiega in pratica ai ragazzi – occorre far muovere le aziende agricole: quelle piccole che fanno bontà. Perché la qualità viene dalle terre circostanti. Perché occorre un clima umano, un convivio come scrive Lando Siliquini presidente del Laboratorio Piceno della Dieta mediterranea. Perché necessita coltivare i prodotti che vengono offerti nei piatti. Perché occorre tornare alla frugalità, quella frugalità che il dr Paolo Foglini, diabetologo, traduce come frutto di stagione. Ecco: stagionalità, rispetto della natura. Lo chef guarda i ragazzi. "Nella semplicità occorre diventare inventivi e conoscere i prodotti e i produttori". Grande lezione.