
Paracadutista morto a San Marco alle Paludi. Tre indagati per omicidio colposo (Zeppilli)
Fermo, 6 giugno 2017 – La Procura della Repubblica di Fermo ha aperto un fascicolo per omicidio colposo sulla morte di Roberto Pezzuto, il 55enne istruttore di paracadutismo, che ha perso la vita domenica mattina dopo un lancio. Al momento, anche se si tratta di un atto dovuto, sono tre gli indagati, ovvero gli altri paracadutisti che si sono lanciati insieme alla vittima per compiere un’esercitazione di «canopy relative work». Gli inquirenti vogliono capire se ci sia stata imperizia da parte di qualcuno, che possa aver provocato l’incidente. Il sostituto procuratore, Francesca Perlini, che coordina le indagini non ha voluto rilasciare dichiarazioni: «Mi dispiace ma non parlo, alcuni particolari delle indagini sono coperti da segreto istruttorio».
La Perlini intanto ha disposto l’autopsia sulla salma, ma non ha ancora conferito l’incarico al medico legale e al tossicologo. L’esame autoptico servirà a stabilire la presenza di eventuali sostanze nel sangue e a capire se Pezzuto possa aver accusato un malore in volo. Nei prossimi giorni sarà effettuata anche una perizia sul paracadute di emergenza che non si è aperto durante l’atterraggio: lo scopo è di stabilire se ci sia stato un malfunzionamento del dispositivo o un errore della vittima nella preparazione. Difficile però pensare ad una distrazione da parte di un uomo molto scrupoloso, un istruttore valido ed attento come Pezzuto. E’ così d’altronde che era conosciuto il 55enne dagli amici e colleghi dell’aviosuperficie di San Marco alle Paludi, dove si è consumata la tragedia.

L'istrutture di paracadutismo e direttore di volo barese, nonché presidente dell’Asd Fly Zone frequentava da venti anni l’aviosuperficie fermana. Pezzuto si era lanciato da una quota di 3600 metri in compagnia di altri tre paracadutisti con cui avrebbe dovuto fare un’esercitazione finalizzata all’esibizione di «canopy relative work», che si sarebbe dovuta tenere nel pomeriggio. Si tratta di una tecnica di lancio altamente spettacolare per la visibilità da terra, di cui Pezzuto era uno dei massimi esperti a livello nazionale, dove squadre di due o più paracadutisti si impegnano (a brevissima caduta di un secondo o poco più) a costituire formazioni a paracadute aperto, con presa di mani e piedi. Da una prima e sommaria ricostruzione dei fatti, sembrerebbe però che il paracadute di Pezzuto sia entrato in collisione con un altro, fino a fargli perdere quota. Sembrerebbe, inoltre, che Pezzuto abbia tentato di aprire il paracadute di emergenza, ma che l’operazione non sia andata a buon fine. Il condizionale è d’obbligo, perché le certezze si avranno solo al termine delle indagini. La salma di Pezzuto intanto resta nell’obitorio di Fermo a disposizione del magistrato inquirente.