FABIO CASTORI
Cronaca

Missione compiuta: i fermani Marziali e Franchellucci in canoa sulle tracce dei cercatori d’oro

Dopo 12 giorni in tenda e 730 km di viaggio sono giunti a Dawson City, concludendo una straordinaria spedizione sulla Klondike Gold Rush. “Tra la natura selvaggia, l’estate è eterna e il sole non tramonta mai”

I fermani Alessandro Marziali e Riccardo Franchellucci: dal Fermo al Nord America, sulle tracce dei cercatori d'oro in canoa

I fermani Alessandro Marziali e Riccardo Franchellucci: dal Fermo al Nord America, sulle tracce dei cercatori d'oro in canoa

Fermo, 4 luglio 2024 – Missione compiuta per i due fermani, Alessandro Marziali e Riccardo Franchellucci.

Dopo 12 giorni in tenda e 730 chilometri di viaggio sono finalmente giunti a Dawson City, concludendo una straordinaria spedizione in canoa sulle orme dei cercatori d’oro della Klondike Gold Rush.

Dopo essere partiti da Fermo e aver raggiunto Barcellona, i due si sono recati in Canada volando in aereo. Poi il la vera avventura in canoa è iniziata a Whitehorse, capitale del territorio dello Yukon, dove le acque dell’omonimo fiume scorrono fredde e impetuose. “Con le canoe cariche di provviste e attrezzature – spiega Franchellucci - abbiamo iniziato la nostra discesa lungo uno dei fiumi più leggendari del Nord America. Ogni pagaiata ci ha portato più vicini alla storia, seguendo le tracce degli uomini e delle donne che, alla fine del XIX secolo, affrontarono queste acque nella speranza di trovare ricchezze”.

La Klondike Gold Rush, iniziata nel 1896, attirò migliaia di cercatori d’oro verso Dawson City, trasformando questa remota regione in un vivace crocevia di sogni e disperazione. Durante l’estate del 1898, circa 100.000 persone affrontarono l’arduo viaggio verso il Klondike, superando sfide immense tra cui rapide pericolose e temperature gelide.

“Durante il nostro viaggio – racconta Marziali - siamo stati circondati dalla natura selvaggia dello Yukon, un territorio dove l’estate sembra eterna e il sole non tramonta mai. Il cielo notturno, illuminato dal sole di mezzanotte, crea un paesaggio surreale, immerso in una luce dorata che sembra rispecchiare le speranze dei cercatori d’oro di un tempo. La fauna lungo il fiume è incredibilmente varia. Abbiamo avvistato maestosi alci che pascolavano lungo le rive, mentre aquile calve sorvolavano le nostre teste, scrutando le acque alla ricerca di pesce. Degli orsi, fortunatamente, poche tracce, solo qualche rara unghiata sulle cortecce delle betulle. E poi i castori, con le loro dighe impressionanti e le decine di alberi abbattuti, gli scoiattoli che ci tenevano compagnia nelle lunghe sere in tenda in riva al fiume ed infine una stupenda lince a pochi metri da noi sul lato del fiume in una fredda mattina che ci ha scrutato a lungo per poi sparire nel bosco”.

Ogni tappa del percorso dei due fermani è stato un richiamo alla storia, visitando i resti di antichi insediamenti e stazioni commerciali, immaginando la vita di quei coraggiosi pionieri. “Uno dei momenti più toccanti – ribadisce Franchellucci - è stato l’arrivo a Fort Selkirk, un antico avamposto commerciale dove i cercatori si fermavano per rifornirsi prima di affrontare l’ultimo tratto verso Dawson City. Poi le rapide: con la poca esperienza che avevamo la canoa che ondeggiava e l’acqua che entrava abbiamo temuto il peggio, ma ne siamo usciti indenni. L’arrivo a Dawson City è stato emozionante. La città, con le sue strade polverose e gli edifici storici, sembra sospesa nel tempo. Qui, la storia della Gold Rush è ancora palpabile e ogni angolo racconta storie di speranza, successo e fallimento. Il nostro viaggio in canoa lungo il fiume Yukon non è stato solo un’avventura fisica, ma anche un viaggio nel tempo, un’esplorazione delle storie di coloro che hanno reso questa regione leggendaria”.

Una grande avventura in una terra selvaggia resa immortale dai racconti di Jack London e dalla corsa all’oro, che, nonostante le tante difficoltà, si è conclusa con successo per i due fermani. Franchellucci è un fotografo e architetto, Marziali gestisce un ostello in Spagna, a Las Palmas.

Entrambi erano partiti per ripercorrere le orme dell’esploratore e alpinista Walter Bonatti, che nel 1965 navigò da Whitehorse a Fort Yukon in solitaria. Ora, per loro, il meritato riposo e il sogno di affrontare nuovi viaggi: “Mentre ci riposiamo qualche giorno riflettiamo sulla resilienza e il coraggio dei cercatori d’oro, e ci sentiamo privilegiati per aver seguito in piccolo le loro orme”.