di Fabio Castori
Dopo essere stato scoperto con l’amante, invece di cercare di farsi perdonare o almeno di scusarsi, aveva iniziato una lunga serie di violenze fisiche e psicologiche nei confronti della moglie fino a quando lei, un noto ingegnere di Porto San Giorgio, ha deciso di denunciare e di far finire sotto processo l’ex marito, anche lui ingegnere. L’uomo, S. P., 48 anni di Porto San Giorgio, è stato condannato a due anni di reclusione e al pagamento di un risarcimento provvisionale di 15mila euro, da quantificare poi definitivamente in sede civile. Gli episodi di violenza erano iniziati nell’agosto del 2016 quando la moglie aveva sorpreso il marito con all’amante. Da quel momento lui aveva dato vita a una serie di azioni al presunto scopo di annientare la moglie, soprattutto psicologicamente, come far indossare all’altra i vestiti e le creme della coniuge. L’uomo era finito anche sotto processo a Rimini perché, nell’affittare una camera di albergo, aveva utilizzato la carta d’identità della moglie mentre in realtà con lui c’era un’altra donna. Per un anno e mezzo era andato avanti un calvario fatto di continue minacce verbali del tipo: "Io ti farò morire, ti porterò via tutto, casa, studio. Tuo padre è morto, il tuo cane è morto, a tua mamma cosa gli resta da vivere, rimarrai completamente sola e senza niente".
La vittima, durante il processo, ha raccontato di aver finito per essere terrorizzata e che ogni volta che tornava a casa si chiudeva nella stanza da letto. Oltre alle continue violenze psicologiche, l’imputato si era reso protagonista anche di aggressioni e pestaggi: in un caso l’aveva colpita al volto perché aveva letto un messaggio della sua amante sul telefonino, in un altro l’aveva sbattuta contro il muro, facendola finire per due volte al Pronto soccorso. Nonostante la chiara situazione a tre: il 48enne non voleva muoversi da casa e ribadiva alla moglie che non si sarebbe mosso da lì e che non si sarebbe separato finché non l’avrebbe distrutta.
Poi nel 2017, a seguito di un provvedimento del giudice civile, lui aveva lasciato la casa coniugale ma dietro di sé aveva fatto terra bruciata: la moglie era arrivata al punto di non dormire più per paura che il marito facesse irruzione in casa di notte e di non andare più nel suo studio professionale per il timore di essere seguita e che quindi si potessero innescare sceneggiate davanti ai clienti. A distanza di anni, alla luce dell’istruttoria dibattimentale e dopo aver ascoltato diversi testimoni, la verità rimasta nascosta tra le mura domestiche per molto tempo è venuta a galla e il giudice ha ritenuto il 48enne colpevole. Per lui è scattata la condanna per maltrattamenti in famiglia.