L’ultimo saluto a don Giovanni Colombo, rettore del santuario

Il funerale di don Giovanni Colombo, rettore del Santuario della Madonna del Pianto a Fermo, ha commosso la città. Il sacerdote ha dedicato la sua vita alla chiesa e alla comunità, lasciando un vuoto difficile da colmare.

L’ultimo saluto a don Giovanni Colombo, rettore del santuario

Il funerale di don Giovanni Colombo, rettore del Santuario della Madonna del Pianto a Fermo, ha commosso la città. Il sacerdote ha dedicato la sua vita alla chiesa e alla comunità, lasciando un vuoto difficile da colmare.

Il Santuario della Madonna del Pianto ancora una volta ha avuto con sé don Giovanni Colombo. La sua bara è stata collocata sotto lo sguardo della Vergine trafitta dalle sette spade. È stato il funerale del sacerdote che dal 1991 ha assolto il compito di rettore di questa chiesa da sempre nel cuore di tutta la città di Fermo. Don Giovanni se n’è andato martedì. Ha raggiunto, come dicono i cattolici e il celebrante, il Padre celeste. È passato ad una nuova vita, quella che non finirà mai. Sino a quando ha potuto, ha curato, vissuto, difeso il Santuario. Lo ha reso ancor più meta di pellegrinaggi. Lui c’era sempre, anche trascinandosi negli ultimi tempi. Era nato nel 1932, il 18 ottobre, a Castellanza, in provincia di Varese. Aveva seguito mons. Perini, il grande arcivescovo lombardo che molto bene ha fatto a questa nostra diocesi data la sua sensibilità oltre che religiosa anche di carattere sociale. Il primo incarico per don Giovanni era stato nel 1958 come vice rettore del colleggio Fontevecchia di Fermo. Poi aiuto parroco a Penna San Giovanni, Monte San Pietrangeli, Porto San Giorgio, quindi cappellano presso l’ospedale di Fermo e poi rettore del Pianto. Qui la sua storia si lega a quella del Santuario, alla tenera immagine della Madonna, alla protezione che la Regina Celeste diede alla città di Fermo in occasione della seconda guerra mondiale, al voto di giugno rinnovato anche quest’anno alla presenza del prefetto, del sindaco, delle maggiori autorità civili e militari e soprattutto alla presenza del popolo, numeroso. Don Giovanni era sempre lì, in chiesa, a confessare, a celebrare messa, a confortare, a dialogare con la Confraternita, a pulire la sua Madonna. Quando rubarono un angelo ne fu scosso. Quando lo ricollocarono ne fu enormemente felice. Pietà religiosa e pietà umana, insieme. Oggi in molti si chiedono chi lo sostituirà, chi ne prenderà il testimone? Chi amerà quella chiesa come don Giovanni ha fatto? Lui dal Paradiso darà sempre una mano.