
Che si tratti di un vero folletto o di un personaggio costruito a tavolino, Lucio Corsi ha trovato la chiave...
Che si tratti di un vero folletto o di un personaggio costruito a tavolino, Lucio Corsi ha trovato la chiave giusta per avvicinarsi ai giovani, allontanandosi dallo stereotipo contemporaneo della perfezione e del successo. Diventato popolare grazie al Festival di Sanremo, è personaggio fuori dagli schemi, simbolo di gentilezza e normalità, che ha conquistato tutti con la canzone ‘Volevo essere un duro’. Questo brano, arrivato secondo a Sanremo, è per eccellenza l’inno delle persone comuni, con un testo che con ironia e delicatezza cerca di trasmettere il valore della normalità, e ci riesce talmente bene che nessuno direbbe si tratti di una ballata rock. In questo stesso stile, l’artista si rispecchia anche lontano dal palcoscenico, nella vita di tutti i giorni, non ostentando la sua celebrità e continuando a comportarsi come il Lucio bambino, colui che era gentile con tutti, ritenuto strano e il cui sogno nel cassetto era avere un cassetto più grande per contenere tutte le sue fantasie, come ha raccontato in una recente intervista. La canzone, si rivela un gioco di prospettive: ragionando a mente fredda, nessuno vedrebbe come un bel modello da seguire uno spacciatore, un robot o uno scippatore, eppure Lucio li prende ad esempio per descrivere i duri. Ma poi la medaglia si capovolge e prevale la consapevolezza di essere se stesso, nella sua unicità e nella sua perfetta imperfezione.
Classe III D: Gabriel Cintio, Edoardo Chiodi, Martina Ermini, Elettra Grillo