
L’indagine aveva preso il via quando la vittima aveva trovato il coraggio di sporgere una denuncia nei confronti dell’ex compagno
Aveva perseguitato per mesi la sua ex compagna e per lui era scattato il divieto di avvicinamento. Una misura cautelare che non aveva sortito l’effetto voluto visto che, poche settimane dopo, la polizia era dovuta intervenire per arrestarlo poiché lei aveva segnalato la sua presenza fuori casa mentre tentava di accedere nell’abitazione. L’uomo, un 45enne elpidiense è comparso davanti al giudice del tribunale di Fermo e a al termine del processo è stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione per il reato di stalking. L’indagine aveva preso il via quando la vittima aveva trovato il coraggio di sporgere una denuncia nei confronti dell’ex compagno in quanto la perseguitava da circa quattro mesi e, in più occasioni, l’aveva picchiata. Lui, ossessionato dalla fine della loro relazione e affetto da una gelosia opprimente, la pedinava, la chiamava insistentemente, accedeva nella sua abitazione danneggiando la serratura.
Un’escalation persecutoria che aveva terrorizzato la donna, tanto che aveva iniziato a non uscire più da casa. In ragione di tali motivi per il 45enne era stato emesso un divieto di avvicinamento alla vittima, ma l’uomo, nonostante la misura cautelare, aveva continuato a cercare la sua ex ed in particolare, nel giugno di tre anni fa, si era presentato sotto la sua abitazione chiedendo di entrare. La vittima aveva contattato immediatamente il numero di emergenza e la sala operativa della questura di Fermo aveva inviato una pattuglia che, giunta in tempi celerissimi, aveva rintracciato il 45enne sotto l’abitazione della sua ex, traendolo in arresto nella flagranza del reato della violazione del divieto di avvicinamento alla donna.
Lo stalker era stato trattenuto presso le camere di sicurezza della questura e la mattinata successiva era stato condotto in tribunale per l’udienza di convalida. L’autorità giudiziaria, in ragione della grave condotta, aveva disposto successivamente la misura cautelare del carcere e il provvedimento era stato eseguito dagli uomini della squadra mobile. Poi c’era stato il rinvio a giudizio, quindi il processo e infine la condanna a due anni e otto mesi. L’ennesimo caso di un fenomeno che purtroppo non accenna a diminuire neanche a livello nazionale.
Fabio Castori