ANGELICA MALVATANI
Cronaca

Libro del cordoglio in carcere: "Il Papa credeva in loro. Così potranno ricordarlo"

Il prefetto nella casa circondariale per permettere agli ospiti di lasciare un pensiero per Francesco: "Il suo ultimo saluto è stato a Regina Coeli".

È stato il prefetto Edoardo D’Alascio. ieri mattina a voler esserci in prima persona per portare il libro

È stato il prefetto Edoardo D’Alascio. ieri mattina a voler esserci in prima persona per portare il libro

Papa Francesco era convinto che chi sta in carcere ha bisogno più di tutti di compassione e dignità. Ogni volta che usciva dopo una visita si chiedeva: "Perché loro e non io? E’ un caso che siano loro dietro le sbarre e io fuori", e apriva la porta Santa dentro un carcere, era qui il giovedì santo per la lavanda dei piedi e trovava sempre amore e comprensione. Per questo è parso del tutto naturale portare anche nella Casa di reclusione di Fermo il libro del cordoglio per la sua morte, custodito dalla Prefettura di Fermo. Il prefetto Edoardo D’Alascio è stato ieri mattina personalmente a portare il libro, a vivere un momento di preghiera e raccogliere i pensieri dei detenuti per Francesco che non c’è più ma resto nei pensieri di tutti.

"Un’idea ponderata e un’attenzione che ritengo necessaria per persone che vorrebbero manifestare la loro vicinanza e partecipare alla scomparsa del Santo Padre e non possono farlo fisicamente", ha spiegato il prefetto, Abbiamo pensato di organizzare un momento di vicinanza così, così come con il direttore generale Ast Roberto Grinta abbiamo pensato anche per l’ospedale, luoghi in cui la sofferenza è al centro, come era al centro della missione di papa Francesco. Un messaggio di partecipazione importante". il prefetto spiega che anche per chi non potesse andare fisicamente in prefettura a firmare il libro c’è la possibilità di scrivere una mail all’indirizzo istituzionale, tutti i messaggi saranno poi consegnati all’Arcivescovo di Fermo Rocco Pennacchio: "È stato un modello e un esempio specie per chi come me si occupa delle istituzioni, lui è stato testimone di partecipazione e passione e amore per le comunità". La direttrice del carcere, Serena Stoico ha consentito ieri ai detenuti di riunirsi in palestra per pregare insieme: "Il papa ci ha detto con grande decisione che i detenuti devono essere considerati parte della società nella quale dovranno rientrare. Lui stesso ha donato 200 mila euro per un carcere minorile, per le attività lavorative. Solo quattro giorni prima della sua morte è tornato a Regina Caeli, aveva un legame fortissimo con questi luoghi di dolore che ci lascia in custodia". Il vescovo emerito, Armando Trasarti, che a Fermo è cappellano del carcere, spiega che Papa francesco aveva un rapporto speciale con i sofferenti: "I detenuti sono quelli più lontani e impropriamente non sono considerati parte della società civile. Una sorpresa che arrivi qui il libro del cordoglio, affascinante questo gesto, l’ultimo viaggio del Papa del resto è stato il saluto ai carcerati il giovedì santo, la porta santa l’ha aperta in carcere, per chi ha davvero bisogno di misericordia. La speranza è una parola difficile ma qui la si porta dando dignità alla persona che vale sempre, per quello che è e per quello che ha fatto, con l’accoglienza, l’ascolto, la mancanza di giudizio".

Angelica Malvatani