ALESSIO CARASSAI
Cronaca

L’appello del prefetto ai giovani : "Voi non dovrete mai cedere a qualsiasi forma di sopraffazione"

Sono stati premiati gli eredi di tre internati militari italiani: portarono avanti la ‘resistenza senza armi’ "Mio padre mi ha trasmesso l’amore e il rispetto per la vita. Quando tornò a casa pesava 38 chili".

Sono stati premiati gli eredi di tre internati militari italiani: portarono avanti la ‘resistenza senza armi’ "Mio padre mi ha trasmesso l’amore e il rispetto per la vita. Quando tornò a casa pesava 38 chili".

Sono stati premiati gli eredi di tre internati militari italiani: portarono avanti la ‘resistenza senza armi’ "Mio padre mi ha trasmesso l’amore e il rispetto per la vita. Quando tornò a casa pesava 38 chili".

Il 27 gennaio 1945 la truppe sovietiche aprirono i cancelli di Auschwitz, trovando quello che è stato definito il buco nero della civiltà umana. E’ questa tragica ma significativa data ad aprire la ‘Giornata della Memoria’ che si è svolta ieri al teatro comunale di Servigliano. L’iniziativa è stata organizzata dall’associazione ‘Casa delle Memoria’ di Servigliano in collaborazione con la Prefettura di Fermo, Comune e il supporto di tutte le istituzioni.

Alla cerimonia hanno partecipato il Prefetto di Fermo Edoardo D’Alascio, il presidente della Provincia Michele Ortenzi, la senatrice Elena Leonardi, i consiglieri regionali Jessica Marcozzi e Marco Marinangeli; i sindaci Marco Rotoni, Paolo Calcinaro e Massimiliano Ciarpella, i delegati di tutte forze militari, gli alunni del Liceo Cantalamessa di Macerata e e le medie dell’Isc di Falerone. Dopo i saluti del presidente dell’associazione ‘Casa della Memoria’ Giordano Viozzi, si è entrati nel vivo della mattinata. "Insieme cerchiamo di ricostruire quel senso di comunità – spiega Marco Rotoni – quell’etica umana di chi ci ha preceduto, che oggi si spinge a fare la cosa giusta per gli altri".

"La Giornata della Memoria - ha esordito Paolo Giunta La Spada, direttore scientifico di Casa delle Memoria - non ricorda solo la Shoah, ma anche i deportati di minoranza religiose, circa 24.000 antifascisti morti a Birkenau, apolidi, persone con orientamento sessuale diverso, gli asociali che non partecipavano alle adunate pubbliche, di chi in genere era un oppositore. Ci sono stati tanti Giusti anche nel nostro territorio, ci sono stati gli Imi (Internati Militari Italiani). La riflessione deve diventare conoscenza storica, deve avere un ruolo di responsabilità alla ricerca di pace e liberà, che senso ha oggi vedere colonne di essere umani in catene (chiaro riferimento a Trump)".

Poi l’intervento del Prefetto. "Sul cancello di Auschwitz, c’è scritto ‘il lavoro rende liberi’ – commenta Edoardo D’Alascio – ma in realtà identifica un luogo dove il lavoro è divenuto schiavitù. La memoria deve essere praticata ogni giorno, soprattutto voi giovani, non dovete mai cedere a forma di sopraffazione di qualunque genere".

Sono poi stati premiati gli eredi di tre Imi del territorio, furono ben 650.000 gli italiani internati perché portarono avanti la loro ‘resistenza senza armi’ per aver detto ‘no’. Tra i premiati Sesto Ramadori, intervenuto il figlio Luigino: "Una medaglia che condivido con la famiglia. Mio padre parti nel giugno del 1941 per andare in Grecia, nel dicembre del 1943 venne fatto prigioniero e portato in Germania, dove patì la fame, la crudeltà e la privazione della dignità. Fu liberato nell’ottobre del 1945". Poi ancora Armando Luzi, encomio ritirato da Alvaro Luzi; infine Fiore Mancini, encomio ritirato dalla figlia Noemi: "Mio padre ha trasmesso a me l’amore e il rispetto per le persone, il rispetto per la vita che ha visto calpestata. Per cercare di sopravvive mangiava le scorze delle patate, quando tornò a casa pesava 38 chili".

La mattinata si è conclusa con una visita al museo e al Parco della Pace con gli studenti delle scuole.

Alessio Carassai