Certe vite hanno un secondo giro, si affrontano con coraggio e ricominciano sempre dal principio. La vita di Maria Gabriella Laurenza è una vita così, una storia che è nata due volte e che oggi si racconta in punta di uncinetto. Maria Gabriella è nata a Napoli ma ha vissuto sempre a Porto San Giorgio dove papà Raffaele è stato un medico amato e stimato da tutti, a nemmeno 30 anni si è ammalata in maniera molto seria e tutto si è interrotto tra ricoveri e dialisi: "Ho vissuto molti mesi all’ospedale di Fermo – racconta Maria Gabriella, oggi bellissima cinquantenne – dovevo fare quattro ore di dialisi al giorno e mi portavo l’uncinetto, come mi aveva insegnato la nonna. È un’attività che ti costringe ad occupare la mente, a mettere tutti i pensieri in qualcosa di bello e di preciso, non ti puoi distrarre. Così non pensavo al dolore, alla difficoltà di star ferma tante ore, di dover essere attaccata ad una macchina per vivere".
Gabriella racconta che il personale della dialisi l’ha sempre accolta come una famiglia, con attenzione, vicinanza, professionalità: "Qualcuno si intendeva anche di uncinetto, abbiamo messo su delle coperte bellissime, degli oggetti che ci rendevano in qualche modo felici, anche in quel contesto". Qualche tempo dopo è arrivata la svolta, c’erano due organi per Gabriella che aveva bisogno di un rene e del pancreas, è arrivato il trapianto e tutto è ricominciato: "Sono stati mesi duri, ho saputo poi che a donarmi gli organi è stato un ragazzo giovano che se n’è andato per un incidente di moto, ho la responsabilità di portare avanti anche la sua vita e ho intenzione di viverla fino in fondo". Non è sempre stato facilissimo, ci sono stati dei momenti complicati, nuovi ricoveri, altri interventi ma lei, Gabriella, non si mai persa d’animo: "Mio padre mi ha insegnato che a tutto c’è rimedio, che si può risolvere ogni cosa e che bisogna impegnarsi per questo. È il filo conduttore della mia vita che poi si allaccia all’uncinetto che oggi è un nuovo capito del mio percorso".
Oggi Gabriella realizza a mano splendide borse gioiello che si chiamano con la sigla del suo nome, le Magala, fatte a mano all’uncinetto e decorate in ogni modo: "In ogni oggetto metto qualcosa di me, della storia che mi ha portato fin qui. C’è la mia passione per la moda, mia nonna, mio padre e le sue parole di incoraggiamento, il mio amore oggi, la storia che ho vissuto e anche quel ragazzo che non c’è più ma che ha saputo moltiplicare la sua vita in qualcosa di più grande. Oggi pretendo tanto da me, devo vivere fino in fondo questa seconda occasione che mi è stata data e se oggi voglio parlare di me è proprio per dire che si lotta sempre ma che bisogna avere sempre speranza e scommettere, ancora e sempre, nella vita". Gabriella racconta le sue borse sui social e c’è una boutique a San Benedetto che ha scelto di metterle in vetrina: "Vederle in vendita e al braccio di qualcuno che apprezza quello che faccio mi riempie di felicità, ogni oggetto è unico e parla dei colori del mio nuovo tempo, cominciato su un letto di ospedale e oggi di nuovo pieno e bellissimo".
Angelica Malvatani